A grandi passi verso il federalismo: sì al costo standard per Comuni e Province sprecone

Pubblicato il 23 Luglio 2010 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA

Il conto alla rovescia per l’addio alla spesa storica è partito. Dal 2011 comuni e province dovranno cominciare a programmare le loro uscite sulla base di “fabbisogni standard”. Dall’anno seguente partirà la fase transitoria di applicazione che si concluderà nel 2016. A prevederlo è il decreto attuativo sul federalismo approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri di giovedì.

Il provvedimento che ha ottenuto l’ok di Palazzo Chigi sarà ora all’esame della conferenza unificata e dalla commissione parlamentare bicamerale. Dopodiché tornerà in Cdm per il via libera definitivo.

I contenuti rispecchiano quelli anticipati nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore. Si tratta di un testo molto snello (8 articoli in tutto) che, anziché fissare da subito la quantità efficace ed efficiente dei servizi che gli enti locali erogheranno, affida alla società studi di settore Sose Spa il compito di determinarli avvalendosi della collaborazione “scientifica” dell’Ifel, l’istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci.

L’obiettivo è dare attuazione alla legge 42 sul federalismo nella parte in cui stabilisce che le “funzioni fondamentali” di comuni, province e città metropolitane non andranno più calcolate attraverso la spesa storica sostenuta negli esercizi precedenti, bensì garantendo quantità “standard” di prestazioni sull’intero territorio nazionale. Che saranno finanziate e perequate al 100% in modo da eliminare le tante distorsioni di cui l’Italia è piena.

Nell’arrivare alla stima dei fabbisogni Sose Spa dovrà tenere conto di una serie di variabili che consenta di cucire un “abito su misura” per qualsiasi amministrazione. Oltre alla spesa storica sostenuta fin qui e ai costi pro capite di un determinato servizio, l’articolo 4 prevede che si tenga conto “della produttività e della diversità della spesa in relazione all’ampiezza demografica, alle caratteristiche territoriali, con particolare riferimento alla presenza di zone montane, alle caratteristiche demografiche, sociali e produttive dei predetti diversi enti, al personale impiegato, alla efficienza, all’efficacia e alla qualità dei servizi erogati nonché al grado di soddisfazione degli utenti”.