Un immigrato su 10 vuole andarsene. Il milione scomparso di residenti stranieri

ROMA – Un immigrato su 10 (il 10,5% del totale) ha espresso l’intenzione di lasciare il nostro Paese: che torni a casa o scelga una destinazione più favorevole poco conta. Il risultato è che la situazione economica spinge lontano dai nostri confini un enorme quantità di forza lavoro: 150 mila mila nuovi cittadini sono in procinto di andarsene. La difficile congiuntura rende meno appetibile l’Italia: gli sbarchi in massa sulle coste meridionali, le code agli sportelli per ottenere una sanatoria, tutto ciò che prendeva il nome di emergenza immigrazione non è più all’ordine del giorno nell’agenda politica del Paese. Al punto che il Governo, senza clamori e troppe polemiche sta pensando a un nuovo stop al decreto flussi. L’ultimo prevedeva 100 mila ingressi regolamentati: per il prossimo futuro niente ingressi ad eccezione delle figure impegnate in occupazioni stagionali.

Ma che faccia ha questo esodo al contrario, chi sono e cosa fanno coloro che si rimettono in marcia? Più uomini che donne (13 contro 8%), sono spesso dipendenti in mobilità, con lavori saltuari, in cerca di lavoro o senza occupazione. Sono braccianti e addetti all’agricoltura in generale, edili, artigiani, trasportatori e fra le donne soprattutto le impiegate con mansioni di cura e di aiuto alla famiglia, badanti e non solo. Un dato emblematico: tra le “lavoratrici”, anche le prostitute scelgono piazze diverse da quelle italiane, la crisi morde ovunque.

Il trend che si è imposto fotografa un saldo migratorio con l’estero in costante diminuzione. Confrontando i primi nove mesi del 2011 (ultimi dati) con lo stesso periodo del 2007, la differenza tra iscritti e cancellati è scesa da 362mila a 186mila unità. All’appello, poi, mancherebbe circa un milione di immigrati: sono gli stranieri residenti che, in base al confronto tra la fonte anagrafica e i primi dati del censimento, risulterebbero non più presenti in Italia alla data del 9 ottobre 2011.

 

Gestione cookie