Parmalat, si fanno avanti Legacoop e Granlatte

Pubblicato il 12 Aprile 2011 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Niente sospensione della delibera del cda di Parmalat che ha rinviato l’assemblea: il Tribunale di Parma ha infatti respinto l’istanza che era stata presentata dalla francese Lactalis.

E ieri, 11 aprile, l‘assemblea straordinaria di Cassa Depositi e Prestiti ha dato il proprio via libera, all’unanimità, alle modifiche dello Statuto per rendere possibile un intervento nelle società nazionali ”di rilevante interesse nazionale”.

Cdp è dunque pronta al sostegno ma con dei precisi paletti: le società debbono infatti essere ”caratterizzate da una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico, e da adeguate prospettive di redditività”.

Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha ribadito il proprio ‘no’ all’intervento dello Stato nell’economia: ”Non credo – ha detto – a uno Stato che decide quali sono i settori strategici, che investe e protegge le aziende”.

La Cdp si è dunque adeguata al cosiddetto decreto ‘omnibus’ e attende il provvedimento del ministero dell’Economia che fisserà i requisiti per le società strategiche italiane che debbono essere difese da scalate ostili. Con una premessa che l’assemblea ha già definito ‘nero su bianco’: l’intervento può riguardare solo aziende sane. Le partecipazioni nelle società ”potranno essere acquisite anche attraverso veicoli societari o fondi di investimento”, precisa ancora Cdp.

Per quanto riguarda le imprese che dovrebbero salvare Parmalat, Ferrero è ormai fuori dai giochi. Il gruppo di Collecchio guarda invece ad uan cordata composta da operatori del latte, in particolare cooperative di allevatori presenti in Granlatte, che ha il controllo di Granarolo, e la Legacoop. Granlatte cederebbe Granarolo a Parmalat, recuperando fino a 500 milioni per finanziare la sua offerta su Collecchio. Anche Legacoop contribuirebbe con asset ed equity.

A favore delle cooperative c’è l’adesione di Intesa SanPaolo che farebbe confluire non soltanto il 2,2 per cento in suo possesso, ma la arrotonderebbe stanziando altri 300 milioni. Anche Mediobanca e Unicredit sono disposte a finanziamenti, ma non sarebbero disposti ad investire in azioni.

Altri istituti che potrebbero partecipare alla cordata sono la finanziaria veneta Palladio e la Bnl, ma anche il gruppo olandese del latte Friesland-Campina, la brasiliana Lacteos e la messicana Ala.

Se la cordata tricolore si concretizzerà, sottolinea il Sole 24 Ore, Lactalis avrà la possibilità di cedere pro-quota la propria partecipazione all’eventuale Opa parziale o di cercare di trattare, come avevano fatto in precedenza i tre fondi Skagen, MacKenzie e Zenit con il loro 15,3 per cento, per rivendere il proprio pacchetto alla controparte italiana.

Sul fronte che interessa strettamente Parmalat, il Tribunale di Parma ha confermato il decreto del presidente del tribunale del 4 aprile, che aveva affermato la conformità al decreto anti-opa della delibera con la quale il Cda dell’azienda alimentare aveva rinviato l’assemblea. L’assemblea di Parmalat, che ha all’ordine del giorno anche il rinnovo del consiglio, si terrà quindi il 25, 27 o 28 giugno.

Lactalis si è detta ”fiduciosa sugli sviluppi della vicenda” e ha assicurato che ”continuerà a proporre il proprio piano di sviluppo industriale di lungo periodo, nella convinzione di agire nell’interesse di Parmalat, dei suoi dipendenti e dei suoi stakeholders”.

Emma Marcegaglia è tornata invece sulla necessità di ”uno Stato che faccia poche cose e bene, meno costoso e più efficiente”. Per il numero uno di Confindustria ”lo Stato deve investire in ricerca, innovazione e scuole, riducendo le tasse”. Marcegaglia si è infine detta ”preoccupata da un’ondata di intervento dello Stato in economia, che ha fatto danni enormi nel passato”.