Caro-benzina, nuovi record. Ci guadagna il Tesoro con l’iva-drag

ROMA – E’ ancora record per la benzina, che, trascinata dall’effetto Libia, ha sfiorato ormai quota 1,58 euro al litro. Una galoppata dei prezzi che preoccupa sempre di più consumatori, imprese, sindacati, opposizione e anche distributori, tutti uniti nell’invocare un intervento del governo.

Si fa più pronunciata la differenza tra nord, meno caro, e sud, dove le impennate sono maggiori. Aumenta anche il fenomeno dell’Iva drag,che fa crescere le tasse, e quindi gli introiti, per il Tesoro quando il prezzo industriale dei carburanti è sotto pressione.

”Stiamo studiando”, risponde il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, alla ricerca di soluzioni dopo che la riforma del settore sembra per il momento arenata.

Gli aumenti riguardano quasi tutti i marchi, con la Esso che, con un rincaro di 1 centesimo, si è portata al nuovo record storico di 1,578 euro al litro. La soglia di 1,58 euro sta dunque per essere raggiunta e la quota psicologica di 1,6 euro non sembra lontana: a pesare, come sempre, è l’accelerazione impressa dalla crisi libica all’andamento del greggio, che pure con qualche oscillazione, rimane intorno a 105 dollari per il Wti americano e a 114 dollari per il Brent.

Quotazioni su cui non mancheranno di avere effetto anche le dichiarazioni del ministro del petrolio dell’Arabia Saudita, Ali al-Naimi, secondo cui l’offerta di greggio è ”molto uniformata” ai bisogni del mercato mondiale, anche se l’Arabia ”ha una capacità di produzione supplementare di 3,5 milioni di barili al giorno”.

Sui prezzi, avverte però il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita, pesano anche la speculazione internazionale e il cambio euro-dollaro. Per un pieno dell’automobile, intanto, ci vogliono la bellezza di quasi 80 euro: un costo insostenibile per famiglie e aziende, già alle prese con le difficoltà della crisi economica. Per questo sono in tanti a chiedere una mossa al governo.

Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di ”gravi infedeltaànei confronti dei cittadini” e chiede un taglio delle accise, ”come era stato detto se fosse stata superata la soglia dei 70 dollari al barile per il petrolio”.

Una direzione, quella del taglio delle accise, che piace anche alle associazioni dei consumatori (Adusbef e Federconsumatori) e ai gestori che aderiscono alla Confcommercio, secondo cui ”è indispensabile mettere mano alla leva fiscale per ridurre la pressione sul prezzo”.

Altri, come Confimprese e Adiconsum, puntano invece su alcuni delle misure contenute nella riforma del settore, come la liberalizzazione dei punti vendita e degli orari di apertura. La riforma, però, dopo essere arrivata a un passo dal varo giace sui tavoli di vari ministeri, insieme ai decreti sulla semplificazione e sulla concorrenza.

Alle pressanti richieste di un intervento che freni il caro-carburanti, Romani si limita così a rispondere con un telegrafico: ”Stiamo studiando”.

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