“E se noi domani…”, la sinistra secondo Veltroni. In libreria dal 16 maggio

Pubblicato il 15 Maggio 2013 - 16:04 OLTRE 6 MESI FA

(Foto Ansa)

ROMA – ”Responsabilità, comunità, opportunità’‘. Sono le tre parole chiave per dare senso a un progetto riformista indicate da Walter Veltroni nel pamphlet E se noi domani – L’Italia e la sinistra che vorrei, edito da Rizzoli, in libreria dal 16 maggio. Il fondatore del Partito Democratico presenterà la sua ultima fatica, domenica 19 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino (16-20 maggio), a colloquio con Massimo Gramellini.

”La sinistra è l’idea di una società aperta, che favorisce l’eguaglianza delle opportunità. Altrimenti non è sinistra” spiega Veltroni nel libro. Partendo dal grave insuccesso elettorale e dal profondo disagio all’interno del Pd, Veltroni spinge per una svolta radicale capace di riaccendere l’entusiasmo e apre un dibattito sul sistema semipresidenziale e sulla definizione del rapporto tra società e politica.

In 144 pagine Veltroni propone un patto tra produttori, i lavoratori senza lavoro e gli imprenditori senza impresa, contro l’egoismo sociale dominante. Un patto che mira ad una ”crescita felice” fondata sulla qualità e su nuove forme di partecipazione dal basso.

In questa direzione vanno pure le proposte sull’immigrazione, con la cittadinanza ai figli degli immigrati, o quelle sui diritti civili, per il riconoscimento legale del matrimonio fra persone che si amano, a prescindere dal loro sesso.

In sintesi, il pamphlet vuole essere un appello perché la sinistra torni ad apparire la forza della speranza e del cambiamento. E non c’è più tempo da perdere. Non c’è sinistra senza cambiamento e non si è di sinistra se, in un momento così drammatico, non si disegna un’idea di società nuova, capace di riaccendere l’entusiasmo.

Ecco un estratto del libro, pubblicato dal quotidiano Europa:

“Quella del febbraio 2013, in termini quantitativi è la più grande sconfitta politica ed elettorale della storia della sinistra degli ultimi anni. E lo è ancora di più per la grave responsabilità di non aver vinto le elezioni e dato al Paese immediatamente un governo capace di dialogare con tutto il Parlamento e con tutta la comunità nazionale. Un vero governo del presidente fuori da maggioranze precostituite”. Lo è ancora di più perché la destra era crollata sotto i colpi della sua incapacità di governare e della spregiudicatezza di Berlusconi. La porta era vuota, il pallone era sul dischetto. Bisognava solo appoggiare la palla in rete. Mai era capitata, nella storia della sinistra, una occasione simile”. […]

”La sinistra da troppo tempo si appassiona solamente, come un bambino ingenuo, alle dinamiche dei nomi e dei ruoli e così ha divorato decine di leader e smesso di pensare al suo compito reale: consentire all’Italia di avere quel governo riformista che non ha mai avuto”.

Estratti del libro sono presenti anche su altri quotidiani. Sull’Unitò si cita un passaggio nel quale parla anche di riforme.

”Si decida: o un governo forte, al quale si conferiscano margini di decisione molto più elevati e cogenti con un Parlamento che definisce per sé essenzialmente un ruolo di controllo, di ‘cane da guardia’ dell’esecutivo. Oppure si abbia il coraggio, in un contesto di comune responsabilità istituzionale, di assumere per intero il modello della quinta Repubblica francese”.