Berlusconi carta canta: frodatore fiscale seriale

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Agosto 2013 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA

berlusconi (3)ROMA –Berlusconi, di certo eccessivo e pure un po’ fuori luogo e contesto il parallelo pur da alcuni arrischiato con Al Capone che proprio sui reati fiscali cadde, ma certo l’identikit che dalle motivazioni della definitiva condanna è tratteggiato è senza dubbio quello di un frodatore fiscale seriale. Le motivazioni sono quelle rese note ieri (29 agosto) dalla Cassazione in merito al processo che vedeva imputato e ora condannato Silvio Berlusconi e l’identikit, ovviamente, non può che essere quello dell’ex premier. Le 208 pagine prodotte e firmate da tutto il collegio giudicante e non solo dal relatore, fatto inusuale ma significativo di una coralità di giudizio di tutto il collegio, tratteggiano un profilo che ha poco o nulla dell’occasionale.

Carta canta: Berlusconi in quelle pagine è un frodatore fiscale seriale. Carta di Stato, carta di giustizia, carta ufficiale e timbrata, carta inappellabile. Potrà domani anche esser graziato, perdonato, amnistiato, indultato…Potrà anche restare senatore, potrà anche essere votato dai milioni che lo votavano prima o da qualcuno di meno o da qualcuno di più. In ogni caso eè e resta agli atti della piccola e grande storia italiana che di  Berlusconi Silvio si può a buon diritto dire e dare del frodatore fiscale seriale.

Frodatore fiscale seriale quindi, perché come mettono nero su bianco i giudici: “Le risultanze processuali dimostrano la pacifica diretta riferibilità a Berlusconi dell’ideazione, creazione e sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest e occulto, cioè di quel meccanismo delle società facenti capo a lui”. Sistema che, creato dal Cavaliere, è andato avanti per anni, quando Berlusconi era a capo della sua azienda così come quando, evidentemente solo nominalmente, con la sua azienda non aveva più nulla a che fare perché “sceso in campo” e diventato premier.

Scrive la Cassazione:

“I giudici di merito, con una motivazione solida e coerente, hanno individuato le caratteristiche del meccanismo riservato, direttamente promanante in origine da Berlusconi e avente, sin dal principio, valenza strategica per l’intero apparato dell’impresa che a lui fa capo”. I giudici danno atto alla Corte di appello di Milano di aver ragionato e scritto “con assoluta linearità logica”. Soprattutto quando hanno ricostruito la storia economicamente criminale di Berlusconi che, a questo punto, la Cassazione fa sua e consegna alla definitività della sentenza quando sottolinea “la continuità della gestione dei diritti di sfruttamento delle opere televisive nella forma dell’acquisizione attraverso passaggi di intermediazione fittizi, tutti accomunati dall’aumento considerevole di prezzo lungo il percorso”.

Un meccanismo illustrato sinteticamente ed efficacemente: “Mediaset trattava gli acquisti, mediante suoi uomini di fiducia, direttamente con le Major Usa. Linearità commerciale e fiscale avrebbe dovuto comportare che quegli acquisti le venissero fatturati. Invece le fatture che la società usava a fini di dichiarazione fiscale le erano rilasciate da altro soggetto (la società Ims), all’uopo costituita all’estero. L’importo dei costi in tali fatture indicato non era commisurato al prezzo d’origine, bensì enormemente maggiorato in esito ai passaggi intermedi, privi di ragion d’essere commerciale”. Un meccanismo nato prima del ’94 ma dopo di questo a lungo continuato, con la piena consapevolezza e benedizione del Cavaliere: “I personaggi vengono mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e sono in continuativo contatto diretti con lui, di talché la mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità”. Responsabilità che anno radici negli anni del Berlusconi imprenditore ma che continuano a dare i frutti nell’epoca del Berlusconi politico e uomo delle istituzioni.

La Cassazione considera del tutto inverosimile “l’ipotesi alternativa che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi da parte dei personaggi da lui scelti e mantenuti nel corso degli anni in posizioni strategiche”. Berlusconi resta quindi “il soggetto che in ultima analisi continuava a godere della ricaduta economica del sistema praticato”. E se in ultima analisi il beneficiario ultimo, o l’utilizzatore finale come ebbe a dire riguardo ad un altro processo l’avvocato Niccolò Ghedini, era Silvio Berlusconi, beneficiò il Cavaliere per anni della frode da lui ordita. Ne beneficiò quando era alla guida dell’impero Mediaset e continuò a beneficiarne quando era alla guida del Paese. Un crimine durato almeno un decennio che fa del nostro ex premier un criminale seriale, almeno per quel che riguarda la frode fiscale.

Della frode fiscale dice la terza sentenza in assonanza con le prime due Berlusconi era la mente, l’organizzatore e la frode si prolungò per anni. Appunto, come volevasi dimostrare un frodatore fiscale seriale.