Conte all’ok corral col Pd. Ma Orlando non è Burt Lancaster né Casalino Kirk Douglas

di Bruno Tucci
Pubblicato il 13 Giugno 2020 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA
orlando foto ansa

Conte all’ok corral col Pd. Ma Orlando (nella foto Ansa) non è Burt Lancaster né Casalino Kirk Douglas

Conte all’ok corral col Pd. Ma Orlando non è Burt Lancaster né Casalino Kirk Douglas. Non c’è pace, citando un altro celebre film, tra gli ulivi giallorossi.

I sondaggi fanno a gara e scommettono sulla durata del governo Conte bis. Come mai visto che il premier continua ad avere sempre più le simpatie dell’opinione pubblica? Proprio per questo, invece. Le ultime cifre dicono che se il presidente del Consiglio dovesse alla fine far nascere il suo nuovo partito, godrebbe di un incredibile 16 per cento; mentre il Pd scenderebbe al 12 e i Grillini addirittura al 9.

Sacrosanti o no questi numeri fanno storcere la bocca a molti esponenti fedeli a Zingaretti, Tanto è vero che il loro segretario negli ultimi tempi non è mai stato tenero con le scelte di Palazzo Chigi. Più che sconcerto è paura di non riprendere lo scettro in mano e lasciarlo definitivamente a chi lo possiede oggi e vorrebbe mantenerlo a lungo.

Ecco perché in modo sotterraneo ma non troppo è iniziata una guerra fredda tra i due alleati che sono al vertice. “Conte incastra il Pd”, titola stamane un autorevole giornale. Se gli Stati generali dovessero dare i risultati che il premier spera, Via del Nazareno non avrebbe più speranze di ribaltare la situazione odierna.

Se, al contrario, (come forse si augura lo stesso Zingaretti), la “passerella di Palazzo Pamphili” dovesse essere un flop, il Pd potrebbe lanciare la sfida e scalzare il presidente del Consiglio dal posto che occupa da due anni. Il primo sentore di questo velato braccio di ferro lo si è avuto pochi giorni fa. Quando a sorpresa si è letto sulla stampa che qualcuno prevedeva la scalata dell’attuale ministro della difesa Lorenzo Guerini come possibile nuovo capo del governo.

Stravagante ipotesi. Primo perché il suo nome non era mai affiorato negli ultimi mesi. Secondo, non si capisce il motivo di questa indiscrezione, certo non ufficiale. Ma è noto che quando le voci cominciano a circolare nei Palazzi qualcosa di vero c’è sempre.

Forse è il primo segnale (ma non ultimo) che il Pd sferra contro non un partito ma una persona divenuta improvvisamente ingombrante. Pur non essendo favorevole a tenerlo a Palazzo Chigi dopo l’alleanza con i 5Stelle, il leader di via del Nazareno dovette ingoiare il rospo. Il Pd non avrebbe mai immaginato un mese prima di tornare alla guida del Paese, sia pure in coabitazione con Luigi Di Maio and company.

Adesso però, il quadro politico è cambiato. Salvini ha perso punti, Berlusconi non è sempre in sintonia con il resto del centrodestra. Insomma, probabilmente è venuta l’ora di fare le pulci all’uomo “che vuole sempre più comandare da solo”.

Affiorano le prime critiche. C’è bisogno di una svolta”, si commenta ai piani alti del Nazareno. E il numero due del Pd, Andrea Orlando, rincara la dose: “Qualcosa non va. E’ necessario cambiare registro”.

Ahi, ahi: a Palazzo Chigi temono questi pettegolezzi. E allora si va al contrattacco insinuando la voce del nuovo partito di Conte in un momento assai favorevole al premier. In parole semplici, è un braccio di ferro destinato a continuare anche se si va incontro all’estate e alla pausa di agosto.

Purtuttavia, le scaramucce proseguono. Ad esempio sulla scuola che dovrebbe spostare l’inizio delle lezioni al 23 settembre. Troppo tardi se si pensa ai mesi in cui i banchi sono rimasti vuoti.

Sugli Stati generali e la loro grande kermesse. Sulle due navi che l’Italia ha dato all’Egitto, provocando indignazione per il ricordo della morte di Giulio Regeni (“Lo stato ci ha tradito”, hanno commentato sgomenti i suoi genitori).

Sulle promesse a gogo di Conte, impegni solo in parte mantenuti. Insomma, non sarà un settembre semplice per il premier che sfogliando i giornali di stamane non ha potuto fare a meno di leggere un fondo – su un quotato giornale piemontese – titolato così: “Il governo alla sbarra”.