Pensioni. Come Inpgi taglierà le pensioni ai giornalisti. Ma i 350 mila euro del presidente Camporese non li tocca

Pensioni. Ecco come ai giornalisti il loro Inpgi taglierà le pensioni. Ma i 350 mila euro del presidente Camporese non li tocca
Andrea Camporese: vuole tagliare le pensioni ai giornalisti ma non tocca il suo emolumento d 350 mila euro

ROMA – Ecco come l’Inpgi vuole tagliare le pensioni dei giornalisti già in pensione, anche se non lo può fare. La tabella allegata a una lettera di Paolo Serventi Longhi, vice presidente dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, a alcuni pensionti è destinata a rimbombare nella ampia platea dei giornalisti pensionati. Diffusa dalla corrente sindacale Punto e a capo, è un grave segnale d’allarme ed è in linea con lo spirito comunista, peronista e egualitario che pervade la categoria e l’Italia. Per salvare la previdenza, sostengono i dirigenti dell’Inpgi, bisogna tagliare le pensioni, praticamente tutte ma con una forte progressitività, anche se l’effetto degli scaglioni più alti sui conti dell’Istituto è praticamente nullo e colpisce fasce di pensionati le cui pensioni sono state già decurtate e tanto da un coefficiente di abbattimento che porta le pensioni più alte, già ora, a corrispondere alla metà dell’ultimo anno contributivo.

Nella tabella qui sotto si segue l’impostazione di Paolo Serventi Longhi, anche se i numeri finali sono diversi di quelli proposti da lui, in quanto si individua un minimo e un massimo al cui interno ciascun pensionato si può collocare invece di un solo valore emblematico scelto a metà del range.

 

 

Pensione                                 Contributo             effetto annuo

da 30 a 60 mila euro              1%                     da 300 a 600 euro

da 60 a 91 mila euro                1,5%                da 900 a 1.350

da 91 a 130 mila euro              6%                   da 5.520 a 7,800

da 130 a 195 mila euro           12%                 da 15.800 a 23.400

oltre 195 mila euro                  18&                 da 35.000 a…

C’è un aspetto di diritto violato, in tutto questo, come ribadisco subito sotto ma c’è anche un aspetto morale. Con che faccia può il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese proporre di tagliare le pensioni quando lui intasca, senza una piega, più di 300 mila euro all’anno di emolumento, pari  5 volte la pensione media che vuole tagliare? Quanto meno, applicando i suoi parametri, dovrebbe annunciare, prima ancora di cominciare a parlare, un taglio al suo compeno di 63 mila euro all’anno. Poi può parlare.

Il problema è però molto semplice: un contributo sulle pensioni non lo si può imporre, né tanto né poco, proprio non si può. Il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese ha mandato alla Federazione della stampa (Fnsi, il sindacato dei giornalisti) e alla Federazione degli editori (Fieg) un documento, che non aveva ragione di mandare, in cui si parla di contributo di solidarietà per le pensioni in essere, cosa che suscita allarme e proteste. In prima fila Punto e a capo, che  ha pubblicato questa nota:

“I consiglieri di Inpgi Futuro hanno fatto presente che, al di là delle motivazioni politiche o ideologiche, è opportuno tenere presente che un organo amministrativo come il Cda dell’Inpgi non può sostituirsi al Parlamento modificando trattamenti pensionistici in essere. E’ peraltro tutto da verificare se al Parlamento stesso spetti un simile diritto.

Il vicepresidente dell’istituto Paolo Serventi Longhi ha scritto ad alcuni pensionati una mail cui ha allegato lo schema contributivo ipotizzato dall’istituto per i pensionati. Serventi ipotizza che con questo contributo l’istituto incasserebbe 100 milioni in 10 anni [il che significa 10 milioni all’anno, cifra comunque ben lontana dalle esigenze dell’Inpgi, che invece continua a chiedere agli editori 4 punti percentuali di contibuti inferiori all’Inps].

E’ bene precisare che in una riunione informale il risparmio è stato stimato in 6 milioni annui, pari a 60 nel decennio e non 100.

Ma il problema è un altro. Quello che Serventi non dice è che per principio il taglio delle pensioni non può essere accettato perché compito dell’Inpgi è pagarle e non tagliarle. L’entità del taglio è del tutto secondaria perché, una volta passato il principio, il taglio può essere nel tempo più volte replicato e incrementato dall’Inpgi o dal governo di turno. E’ ovviamente possibile applicare un contributo, ma solo se il pensionato è d’accordo.

P.S. Come mai non vediamo una sola parola sul possibile risparmio per i 350 mila euro lordi annui del presidente Inpgi, i 25 mila euro dei consiglieri, i 250 mila euro per il collegio sindacale (sette membri) nonché per quel paio di centomila euro erogato ai fiduciari regionali? Forse il prelievo che si potrebbe chiedere ai pensionati non è famigerato. Ma certo quel vago senso di reprimenda che si nota nel testo diffuso da chi fino a ieri è stato parte responsabile del disastro, e oggi non ha nemmeno la dignità di tagliare le proprie prebende, appare ridicolo e offensivo”.

 

 

 

 

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