Juventus, maledetta Sampdoria. Antonio Conte, Andrea Agnelli, il budget bloccato

di Renzo Parodi
Pubblicato il 18 Maggio 2013 - 23:47 OLTRE 6 MESI FA
antonio conte

Antonio Conte: non è stata una partita da esultare

Sampdoria-Juventus 3-2

Non c’è che dire, è la Sampdoria la bestia nera della Magna Juventus. Battuta a domicilio, all’andata (1-2) Madama cade anche a Marasssi, 3-2 per i ragazzi di Delio Rossi che ha appena rinnovato per altri due anni col marinaio Baciccia. Risultato bugiardo ma del resto sul piano del gioco la Juventus non teme confronti e quindi alla fine chi la butta dentro ha ragione.

Regola non scritta ma sancita nel pallone che rotola. Antonio Conte lascia il terreno di gioco fumando come un toro infuriato. Non ci sta mai a perdere Conte e figurarsi in circostanze così contestabili. Ballano infatti due calci di rigore nella vittoria blucerchiata. Uno concesso alla Sampdoria e trasformato da Eder per il provvisorio 1-1 e uno concesso a Quagliarella e poi revocato dall’ arbitro Gervasoni su segnalazione del collega di porta.

Quagliarella ha segnato un gol e ingaggiato un personale duello col portiere Da Costa che gli ha neutralizzato una decina di occasioni. Giaccherini ha timbrato un irresistibile gol, quasi fuori tempo massimo. La prodezza aumenta i rimpianti di Conte e dei suoi, che hanno terminato in dieci uomini.

Nel bilancio nero della Juve infatti va messo anche l’infortunio a Bendtner, subentrato nel finale, e uscito quasi subito con la sospetta frattura del polso sinistro. Una brutta caduta su uno stacco aereo in area di rigore. Per la Juventus è la quinta sconfitta stagionale, la Sampdoria – segnando cinque gol dei 24 subiti dalla Juve – evita l’ottavo tonfo casalingo (come nell’anno della retrocessione), sale a centro classifica e tiene alla larga i cugini del Genoa che covavano l’ambizione del sorpasso in extremis, dopo avere inseguito i rivali per tutto il campionato. Da dieci turni la Sampdoria non vinceva e aveva raccolto appena quattro punti.

Come si conviene ad una grande squadra, la Juventus non regala nulla neppure quando in palio non c’è più nulla, se non il prestigio dei campioni d’Italia da difendere. Per Conte basta e avanza per costringere i suoi a spremere il meglio di sé. Partita vera, dunque per la delizia dei 30mila costretti a bivaccare sugli spalti battuti dal diluvio di questa primavera capovolta.

Juve senza Buffon, Vidal, Marchisio, Pogba e Lichsteiner (nella ripresa subentrato a Padoin), Sampdoria priva di Krsticic, Rossini e Costa. Ma i conti non tornano. Juventus implacabile, Quagliarella, un ex molto rimpianto, imperversa, destro-sinistro, da lontano e da vicino, fatalmente sfonda con Fabio, un attaccante non apprezzato quanto merita. Un top player di complemento che Madama farebbe bene a non liquidare.

Pari blucerchiato di Eder, grazie ad un calcio di rigore piuttosto generoso concesso d Gervasoni per una furba trattenuta del tonitruante Chiellini su Icardi, peraltro ectoplasmatico, fotocopia sbiadita del razzente centravanti che giustiziò la Juve all’andata con una memorabile doppietta. Partita godibilissima., dominata per larghi tratti dalla Juventus antropofaga che non concede e non rinuncia mai. Sampdoria compatta ma poco propensa a spingere, schiacciata dalle folate bianconere che occupano a ventaglio l’intero fronte di attacco.

Nella ripresa, quel che non ti aspetti. Su calcio d’angolo il testone rapato di De Silvestri conficca il pallone nel sette di Storari, altro ex molto applaudito. E fa 2-1 per la Sampdoria. Come morsa da una vipera la Juventus si ribella e riprende a martellare l’avversario. Ma non è finita, in contropiede Estigarribia innesca Icardi che a porta vuota segna il suo decimo gol in blucerchiato, il gol dell’addio alla Sampdoria, come sa anche il gatto Maurito andrà a vestire la maglia dell’Inter.

Punteggio bugiardo per quel che si è visto in campo. E la partita di fine stagione degenera in una mezza rissa quando Gervasoni fischia un calcio di rigore per la Juve (Mustafi su Quagliarella ma si corregge subito quando Doveri, l’arbitro di porta, gli segnala che l’azione è regolare.

Chiellini esce pazzo, si agita e protesta platealmente ma l’arbitro mantovano è irremovibile e fa riprendere la partita con un calcio di rinvio. Col metro adottato sul fallo di Chiellini punito nel primo tempo col rigore, la massima punizione poteva starci. Ma va deto che Gervasoni ha avuto il fegato di correggersi, ammettendo l’errore. Non è il caso di riesumare il retro pensiero maligno, fu Gervasoni a togliere un gol buono a Bergessio nella rocambolesca e contestatissima vittoria della Juventus a Catania. Vogliamo parlare di contrappasso? Tiene il terreno di gioco flagellato dalla pioggia e anche questa è una notizia, il prato di Marassi ha finalmente l’aspetto di un campo di calcio della serie A.

La sconfitta brucia ma per la Juventus è già domani. Marotta ha virato su Tevez, ammettendo che l’argentino è un traguardo più facile da raggiungere rispetto ad Higuain, più giovane più costoso. Conte, come si era intuito, è rimasto a Torino, ma la sua espressione del viso non sembrava toccata dalla beatitudine al momento di sottoporsi col presidente Andrea Agnelli al rito delle fotografie.

Spifferi di spogliatoio suggeriscono che Conte fino all’ultimo aveva sperato di ricevere l’endorsement al suo piano di rafforzamento che prevede l’acquisto di due bomber di levatura internazionale (oltre al già acquisito Llorente), due centrocampisti e due difensori, oltre ad una rinfrescata generale della “rosa”.

Per poter puntare a fare il tris dello scudetto e possibilmente arrivare alla finale di Champions. Agnelli gli ha spiegato che il budget fissato non si tocca, arriverà un top player in avanti e qualche rinforzo qua e là, ma nessuna follia. Conte ha abbozzato, ma non è al massimo della felicità. Radio fante parla anche della richiesta del mister di avere più poteri in sede di scelte di mercato, una pretesa che confligge con le competenze e la giurisdizione di Marotta.

Pare che Conte si sia appoggiato a Nedved per rafforzare il suo potere contrattuale e che Marotta non abbia affatto gradito. Vediamo come si regolerà il presidente Andrea Agnelli.