Roma-Lazio 1-1, Totti risponde a Hernanes. Spot per il calcio

di Renzo Parodi
Pubblicato il 8 Aprile 2013 - 23:15| Aggiornato il 26 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Derby romano eternamente bello e ricco come un cesto di Natale. Pareggio (1-1) guerreggiato e globalmente giusto. Lazio avanti con Hernanes, gol di stupefacente bellezza, poi il brasiliano della Lazio combina due enormi pasticci. Spedisce in curva il rigore del 2-0 (mani di Marquinhos) e regala alla Roma il rigore dell’1-1, trasformato da Totti, al gol numero 227 in serie A.

Incredibile epilogo di una partita che la Lazio, più squadra, meglio organizzata, aveva in tasca e ha buttato via. La Roma ha rimediato quando si è trovata al limite del precipizio. Riemergono puntuali i difetti che travagliarono la squadra di Zeman: scarso equilibrio, difesa (peraltro schierata a quattro) non impenetrabile.

In aggiunta, pesante si è rivelata la mancanza di un centravanti di ruolo. Osvaldo, squalificato, se n’è andato in vacanza con la fidanzata. Destro ha giocato nella ripresa dopo due mesi e mezzo di assenza per infortunio. E ha fatto ovviamente poco, sebbene con lui la Roma abbia trovato migliori equilibri complessivi. In superiorità numerica, la Roma ha spinto a pieno organico e ha sfiorato a più riprese il raddoppio, sprecando almeno tre palle-gol. Lamela ha reclamato un calcio di rigore (intervento molto sospetto in area di Radu), Mazzoleni non se l’è sentita di fischiarlo. Difficile la gestione di una gara così gonfia di motivi e di interessi di classifica, l’arbitro bergamasco se l’è cavata bene. La Lazio non si è arresa neppure in 10 uomini e ha continuato a cercare il gol. Bellissimo il finale, il risultato è rimasto fino all’ultimo in equilibrio precario. Uno spot per il calcio.

Rivisto il film del derby si può dire che la Lazio si è suicidata,  gettando via l’occasione di eliminare i rivali cittadini dalla corsa all’Europa. I punti di distacco tra le due squadre restano tre e con sette partite davanti tutto è possibile. Per l’Europa “piccola”, s’intende, perché la Champions è affare di Napoli e Milan. Per paradosso la squadra di Petkovic ha rischiato la sconfitta, restando in dieci (Biava espulso a metà ripresa da Mazzoleni per doppio giallo. Un po’ eccessivo il primo). E lunedì prossimo, a Torino contro la Juve a Petkovic mancheranno per squalifica Biava, Lulic e Radu.

Indegno il prologo all’esterno dello stadio. Scontri fra le opposte tifoserie, coltelli, bastoni, spranghe in azione, lanci di pietre e cariche della polizia per disperdere i facinorosi. Bilancio da guerra civile, sei accoltellati, diversi fermi. Una cosa indegna, che avvelena un calcio già avvelenato di suo. RE lo Stato si illude di cavarsela con la tessera del tifoso!