Europa: interrogatorio in 39 domande. Perché la legge Stabilità è vuota

di Riccardo Galli
Pubblicato il 9 Novembre 2011 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

Olli Rehn con Giulio Tremonti (Lapresse)

ROMA – Un incrocio tra un interrogatorio e una nota scritta da un professore ad un alunno impenitente. A questo somiglia l’ennesima lettera che Olli Rehn, cioè l’Europa, ha mandato al nostro Paese: perfino comica, se non fosse drammatica. Trentanove domande a cui rispondere, entro venerdì prossimo, con una “versione commentata” (annotaded version). Cioè in modo chiaro, non vago e non evasivo. Esattamente il contrario di quanto fatto sinora dal nostro governo.

Ieri, 8 novembre, Berlusconi, dopo il voto in cui ha visto sgretolarsi la sua maggioranza, ha detto che si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità. I mercati, come è evidente, non hanno gradito questo nuovo rinvio, ma l’Europa aveva già preso carta e penna il 4 novembre scorso per bacchettare l’Italia. Ancora una volta. Aveva preso carta e penna per scrivere una nuova missiva per ottenere quelle risposte, concrete, dettagliate, che da Roma non ha mai ricevuto se non sotto forma di vaghe e futuribili promesse. Tremonti dovrebbe rispondere alle domande nelle prossime 48 ore, fornendo dati e cifre che verosimilmente non potrà dare e che, anche se li desse, sarebbero comunque poveri in affidabilità. Che credibilità può avere a livello internazionale un ministro di un governo che ha promesso di dimettersi a breve ma che è ancora al suo posto? L’Europa vuole, ha bisogno, che l’Italia faccia riforme, ha bisogno di impegni che il governo Berlusconi non può evidentemente dare.

Ma perché il 4 novembre l’Europa chiedeva, sottoponeva il governo italiano a “terzo grado” economico? Perchè quel che l’Europa aveva in mano e cioè la famosa legge di stabilità era, ed è ancora, piena di nulla. Niente pensioni, niente patrimoniale, niente tassazione sulla casa, niente cifre sulle vendite di società pubbliche, niente sui lavoratori precari… Ha promesso il premier che lascerà dopo l’approvazione delle legge di stabilità, una legge in realtà vuota o giù di lì. Il testo non contiene infatti, almeno sino ad ora, nulla più di quello che era il vecchio dl sviluppo: poche e vaghe promesse di cose che si faranno, forse, domani. Con cifre del tutto approssimative, come la stessa lettera dell’Unione fa notare.

Le domande poste dal commissario Olli Rehn sono addirittura incredibili, tanto sembrano rivolte a scolari indisciplinati. Si comincia così:

1. Per favore fornite una versione commentata della lettera che indichi, per ciascun provvedimento/misura se: a) È già stato varato, e in caso di risposta affermativa indicare i progressi ottenuti tramite la sua attuazione; b) È già stato adottato dal governo, ma non ancora da Parlamento; in caso di risposta affermativa chiarire i tempi necessari all’approvazione da parte del Parlamento e alla sua entrata in vigore; in caso contrario, c) È un nuovo provvedimento: in questo caso fornire un piano d’azione concreto per l’adozione e la sua applicazione, comprensivo di scadenze e di tipologia dello strumento legislativo che il governo intende utilizzare. Si prega di indicare anche, ove appropriato, l’impatto stimato sul bilancio di ciascun provvedimento/misura e i mezzi con i quali lo si finanzierà.

 E ce n’è per tutti i campi: pensioni, dismissioni, fondi Ue al mezzogiorno, lavoro, liberalizzazioni ed infrastrutture. Trentanove domande a cui Tremonti dovrebbe rispondere in 48 ore in modo chiaro indicando, ad esempio, anche “la politica del governo in relazione ad aeroporti, impianti portuali e trasporto eccezionale su gomma”. O peggio, sul tema lavoro: “Per quanto riguarda le previste nuove norme di licenziamento per ragioni economiche nei contratti di assunzione a tempo indefinito, interesserebbero la legge che dispone licenziamenti individuali o collettivi? Quali parti della legge il governo sta pensando di rivedere e correggere, e in quale modo? In quali modi concreti la nuova legislazione contribuirà ad affrontare la segmentazione del mondo del lavoro tra lavoratori a tempo indefinito protetti e lavoratori precari? E a questo proposito, esistono piani volti a ridurre l’alto numero (46) delle tipologie di contratto di lavoro oggi esistenti?”.

Tremonti non sarà, è evidente, in grado di fornire tutte le risposte che l’Europa chiede, dall’interrogatorio uscirà malconcio. Ma se non lui chi potrà dare quelle risposte, quale governo? Se dopo le dimissioni futuribili del premier si andrà alle urne quale forza politica, quale coalizione potrà fare una campagna elettorale spiegando che a quelle 39 domande bisogna dare una risposta vera? Questa domanda l’Europa non l’ha posta…