Isla Vista – Minassian, l’altro terrorismo: non ho una donna, dunque stermino

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Aprile 2018 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
Strage di Isla Vista - Alek Minassian, l'altro terrorismo: non ho una donna, dunque stermino

Isla Vista – Minassian, l’altro terrorismo: non ho una donna, dunque stermino (nella foto Ansa, la strage di Toronto)

TORONTO – ‘Terrorismo altro‘. La strage di Toronto, i dieci morti falciati da Alek Minassian, potrebbero essere frutto del terrorismo sì, ma non di quello islamico. Ci siamo ormai così abituati ad associare i due termini, terrorismo ed islamico, che abbiamo dimenticato che il terrore può avere tante e diverse origini. Compresa la mente di un ragazzo che, rifiutato, odia le donne e decide di sfogare il suo odio e la sua rabbia con un van lanciato sulla folla.

Che i fatti di Toronto vadano annoverati nella categoria ‘terrorismo’ è un dato di fatto. Come altro potrebbe essere infatti catalogata la decisione di un individuo di lanciare un furgone sulla folla al solo scopo di investire e uccidere più persone possibile? Terrorismo quindi ma non islamico, e questo nonostante Minassian possa vantare origini armene. Origini di un Paese così lontano ed esotico da giustificare nell’assuefatta opinione pubblica l’associazione con l’Islam.

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“Alcune fonti – scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera – hanno parlato di pista estremista, ma altre hanno indicato problemi mentali del giovane, personalità chiusa, senza troppi amici. Dettagli che farebbero pensare all’ennesimo episodio di ‘terrorismo personale’”. ‘Terrorismo personale’ là dove il terrore nasce dalla mente malata di un singolo individuo, nella banalità della solitudine e dei problemi di un ragazzo.

Un ragazzo che, secondo gli inquirenti canadesi avrebbe postato messaggi in onore di un killer di massa americano, Elliot Rodger, autore del massacro a Santa Barbara nel 2014. Un massacro di cui forse pochi conservano il ricordo ma alla cui base c’era l’odio di Rodger per le donne e per l’altro sesso. Rodger infatti, morto nel massacro, aveva spiegato per filo e per segno, in un video e con un testo dettagliatissimo le ragioni della sua lucida follia e il suo sogno di un mondo senza sesso. Un mondo dove chi lo praticava veniva punito e dove le donne venivano lasciate morire di fame in lager.

Rodger, figlio dell’aiuto regista di The Hunger Games, raccontava tutta la sua vita fin nei minimi particolari in un ritratto di un giovane affetto da problemi psichiatrici, solitario, divorato dal desiderio di avere una donna ma incapace di interagire con l’altro sesso. Una difficoltà tramutatasi in odio profondo. Nelle pagine del suo “manifesto” c’era tutto: il trauma subito con il divorzio dei genitori quando aveva solo 7 anni, i continui cambi di scuola e di casa, l’assenza di amici, il rapporto difficile con la matrigna, la tinta ai capelli – da scuri a biondi – quando era ancora alle elementari, l’ossessione di essere “cool” senza però riuscirci mai, la paura di non essere all’altezza, il sentirsi “invisibile” agli occhi delle ragazze, le intere giornate passate ai videogiochi, le puntate alla lotteria, il razzismo, le manie che crescono con il passare degli anni.

Nel video postato in Rete Rodger diceva poi di “essere ancora vergine dopo due anni di college e di non aver ricevuto mai un bacio”, esprimendo la sua rabbia verso le donne “che lo hanno rifiutato… concedono affetto e sesso agli altri uomini ma non a me”, definendosi “Dio e gentiluomo eccezionale”, lamentando la sua profonda “solitudine” e alla fine promettendo un “fiume di sangue” nel college e nelle vie di Isla Vista. Stragi quindi, quella di Isla Vista del 2014 e quella di Toronto di questi giorni, frutto della frustrazione di due ragazzi (22 anni Rodger e 25 Minassian) rifiutati dal mondo e soprattutto dalle donne e per questo desiderosi di vendetta e morte.