Costa meno, al medico non piace: obiezione di ricetta sul farmaco generico

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Agosto 2012 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono obbligatorie da ferragosto, ma forse non le vedremo sino a metà settembre. Sono le nuove ricette figlie delle disposizioni che obbligano i medici ad indicare non più il nome del medicinale da loro prescritto, ma il principio attivo in esso contenuto. Questa novità, contenuta nel decreto sulla spending review, punta a favorire la diffusione dei farmaci generici, quelli non “griffati”, con un notevole risparmio per i cittadini. L’associazione delle cause farmaceutiche, quelle che i farmaci di marca producono, comprensibilmente protesta. Meno comprensibilmente però protestano anche i medici che, come prima mossa, anche se la nuova norma è in vigore dallo scorso 15 agosto, hanno ricordato che hanno 30 giorni di tempo per adeguarsi ad ogni novità che li riguarda. I medici sostengono che la loro sia una battaglia in difesa della salute dei pazienti, il sospetto è che sia una battaglia animata da tutt’altro tipo d’interesse.

La novità riguarda solo i farmaci rimborsabili e il risparmio che ne deriverà sarà a totale ed esclusivo vantaggio dei cittadini. Lo Stato rimborserà infatti in ogni caso il costo del prodotto generico, ovviamente meno caro di quello “griffato”, e il paziente che vorrà comunque il prodotto di marca sarà chiaramente libero di prenderlo con la ricetta che indica il principio attivo, ma la differenza sarà a suo carico. In altre parole i medici dovranno d’ora in poi indicare il principio attivo efficace a curare una data sintomatologia, lo Stato rimborserà il prodotto meno caro che risponde a questa caratteristica e, chi vorrà il prodotto più costoso, si pagherà la differenza. Nei casi in cui, invece, il medico riterrà indispensabile il prodotto di marca (come in caso di terapie croniche già in iniziate) dovrà indicarne nella ricetta il motivo. Ad un profano sembra che rischi per la salute non ce ne siano, sembra anzi una norma logica e dettata dal buon senso. I farmaci generici sono infatti prodotti approvati da Aifa o Emea perché equivalenti a quelli di marca. Farmaci che nel nostro paese non hanno mai sfondato a dire il vero, la vendita è ferma al 17,5% del totale dei medicinali, ma che in altri paesi come la Germania, dove il dato sale al 65%, e Regno Unito, 85%, sono assai diffusi.

Eppure molti hanno storto il naso. Non i farmacisti: “Noi continueremo sempre a informare i cittadini sull’esistenza dei generici”, ha detto Annarosa Racca di Federfarma. Ma medici e produttori sono letteralmente sul piede di guerra. Ma mentre le dichiarazioni al vetriolo dei secondi sono ovviamente animate dalla paura di perdere non pochi euro, quelle dei medici fanno nascere più d’un sospetto. “Polemici perché si ritengono privati di libertà prescrittiva – scrive il Corriere della Sera – i medici contestano tra l’altro la mancanza di tempestività nell’applicazione della norma. Per Giacomo Milillo, segretario dell’associazione di medicina generale Fimmg, ci saranno difficoltà tecniche legate ‘alla mancanza di chiarezza’ e all’inadeguatezza dei software non ancora modificati per visualizzare il nuovo schema. Per il ministero della Salute non ci saranno difficoltà: ‘La norma va subito applicata, i sistemi informatici saranno adeguati in 2 mesi, la compilazione verrà fatta fino ad allora manualmente o parzialmente manuale’. In quanto alla lista dei principi attivi è disponibile nel prontuario terapeutico. (…) Silvestro Scotti, tesoriere Fimmg, prevede ‘un aumento di conflittualità medico paziente nei presidi di guardia medica e turistica’ dove confluiranno le richieste di ricette di cittadini in villeggiatura. Anche Snami (sindacato nazionale autonomo medici italiani) è poco conciliante: ‘Un regalo estivo inaccettabile. Faremo di tutto per dimostrare la non costituzionalità della legge. Faremo una raccolta di firme’, promette il segretario, Angelo Testa. Va ricordato che i medici di famiglia non hanno mai avuto un atteggiamento favorevole ai farmaci generici, cioè quelli non originali (cosiddetti di marca, griffati), che possono essere prodotti appena scade il brevetto di esclusiva. Sono considerati equivalenti agli altri perché contengono lo stesso principio attivo e cambiano per forma della pasticca, coloranti e altri caratteristiche. Eppure non tutti sono d’accordo sul fatto di poterli scambiare senza conseguenze sull’efficacia della terapia”.

Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ha parlato di un fatto “vergognoso, di un attacco all’industria farmaceutica. Ha vinto la demagogia e l’ideologia anti-industriale e saremo costretti, a questo punto e per effetto di tali norme, a chiudere le nostre aziende”. Per Silvestro Scotti, il vicesegretario della Fimmg, che ha dichiarato lo stato di agitazione, il provvedimento “non produce alcun risparmio per lo Stato (il risparmio è infatti tutto a favore dei cittadini ndr). Ma non ci sono strumenti che permettano a noi e ai cittadini di conoscere la reale sostituibilità tra farmaci equivalenti”. Anche se l’Aifa ha fatto notare di avere da tempo pubblicato sul suo sito una sezione dedicata ai generici, destinata a medici e cittadini, in cui si spiegano i vantaggi dell’uso di questi prodotti.

Privati della libertà prescrittiva, norma incostituzionale, dubbiosi sull’efficacia della terapia… Eppure nel resto del mondo i farmaci generici si vendono, funzionano e fanno risparmiare stato e cittadini. Non sarà forse che i medici temono di perdere “l’amicizia” con le cause farmaceutiche che i non generici producono e sponsorizzano? A pensar male si fa sempre bene disse qualcuno…