Aborto. L’Ordine: prima i medici, poi le donne. Scontro con Zingaretti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2017 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Aborto. L’Ordine: prima i medici, poi le donne. Scontro con Zingaretti. Dopo l’atto di assunzione di due ginecologi non obiettori di coscienza al San Camillo di Roma da parte della Regione Lazio, è intervenuto anche l’Ordine dei Medici. Ed è un parere negativo (che si somma alla contrarietà dei vescovi e dello stesso ministro della Sanità Lorenzin). Il presidente dell’Ordine del medici di Roma Giuseppe Lavra chiede infatti al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, di revocare l'”atto iniquo”.

Non solo. Lavra chiede anche che il Comitato Centrale della Federazione nazionale, si pronunci sulla vicenda: “Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza – spiega – ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica”.

Zingaretti, “No guerra religione, garantiamo diritto”. “Non c’è nessuna volontà di riproporre scontri ideologici su temi così delicati”. Lo afferma il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, intervistato da Repubblica sulle accuse, dopo il bando della Regione per assumere due ginecologi per garantire il diritto all’aborto: “Io ho il massimo rispetto per queste opinioni. Mi auguro, però, che dopo i dovuti approfondimenti, tutti potranno prendere atto che non c’è alcuno snaturamento della legge. Anzi: dopo anni di difficoltà torniamo a investire sulla prevenzione”.

Sottolinea che l’investimento è di “oltre due milioni e mezzo sui consultori e circa 30 milioni per rifare completamente le reti della maternità nel Lazio. Il bando va inserito in un quadro più generale”. Precisa che “non esclude gli obiettori. Semplicemente esplicita chiaramente la funzione che si deve svolgere quando si è assunti e che ovviamente sarà parte del contratto”.

I numeri. Secondo l’ultima relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194, nel 2014 i non obiettori hanno effettuato 1,6 aborti a testa a settimana, un numero stabile negli ultimi anni (erano 1,7 nel 2011). Dati più volte contestati dalla Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194 (Laiga), che sostiene come l’Italia sia tra gli ultimi Paesi in Europa per tutela della salute delle donne che vogliono abortire con una media, appunto, del 70% di ginecologi obiettori e otto regioni in cui tale percentuale oscilla tra l’80% e il 90%, come in Molise e Campania.

Percentuali superiori all’80% si registrano, sulla base delle ultime relazioni al Parlamento, tra i ginecologi nel Lazio (85,6%), in Basilicata (84,1%), in Campania (83,9%), in Sicilia (83,5%) e in Molise (82,8%). Per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo di oltre il 77% in Molise e Campania) e i più bassi in Toscana (29%) e a Trento (31,6%). Infine, per il personale non medico, i valori sono più bassi, con un massimo di 82,5% in Sicilia e 82% in Molise.

Percentuali che, secondo la Laiga, pongono l’Italia quasi ai livelli dei paesi in cui l’aborto è vietato, ovvero Irlanda e Polonia, e ben lontana da paesi come la Francia dove l’obiezione di coscienza è al 7%, il Regno Unito dove è al 10% o i paesi scandinavi dove l’obiezione di coscienza non si registra del tutto.