ROMA – Mentre Matteo Renzi porta a termine il suo giro di consultazioni e mette a punto la sua squadra di governo, il Movimento 5 stelle si trincera in Parlamento e porta avanti un altro dei suoi serrati ostruzionismi. E lo fa su un tema storicamente caro al popolo grillino, l‘abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
L’Aula della Camera, in quasi due ore e mezza di assemblea è riuscita a compiere solo tre votazioni: su ogni richiesta di modifica del testo oltre ai presentatori, che dispongono di cinque minuti a testa per parlare, intervengono in dissenso, una cinquantina di deputati (la metà dei componenti del gruppo) di M5S.
Il decreto, già approvato al Senato, non è a rischio di scadenza, ma la maggioranza è decisa a convertirlo in legge entro la fine della settimana, prima del giuramento del governo Renzi. E’ a questo punto prevedibile che tra non molto il Pd chieda che si tenga la seduta fiume: ovvero che si lavori senza sosta fino alla votazione sul provvedimento.
Un appuntamento che, se M5S si avvarrà fino alla fine dei tempi che gli sono garantiti dal regolamento, è abbastanza lontano.
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