Amnistia o indulto. Giorgio Napolitano, “messaggio” al Parlamento

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Settembre 2013 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
Carceri sovraffollate, Giorgio Napolitano: "Parlamento valuti indulto-amnistia"

Giorgio Napolitano (Foto Lapresse)

NAPOLI – Giorgio Napolitano, in visita al carcere di Poggioreale a Napoli, invita il Parlamento a valutare l’ipotesi di un’amnistia. “Pongo al parlamento l’interrogativo se non ritenga di dover prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e amnistia”, ha detto il Capo dello Stato.

Il problema del super affollamento c’è tutto, ma dietro appare il tracciato di un percorso che potrebbe risolvere, forse alla radice, i problemi giudiziari di Berlusconi e garantire, di conseguenza, la sopravvivenza del governo Letta.

Ha ricordato Napolitano:

“Abbiamo un obbligo giuridico come ci impone la corte di Strasburgo per dare una risposta soddisfacente all’affollamento delle carceri. È un provvedimento che non può prendere d’autorità il presidente della Repubblica, che non ne ha i poteri, e che non può prendere il governo da solo, ma che ha bisogno di un consenso molto ampio del Parlamento”.

Serve, ha spiegato, Napolitano,

“una maggioranza di due-terzi, ma questo non è un freno a esaminare fino in fondo necessità e la possibilità di questo provvedimento se si è convinti”.

Da mesi si parla della amnistia come la via italiana alla soluzione del problema carcerario, essendo stati incapaci tutti i Governi, di destra come di sinistra, di costruire nuove carceri. A un certo punto avevano anche parlato di usare delle navi, tanto per dire qualcosa.

Alla fine però hanno sempre prevalso l’odio per Berlusconi e il fatto che non ci fossero esponenti di rilievo della sinistra a rischio carcere, come era accaduto con gli esordi dell’ultimo Governo Prodi.

Di amnistia o indulto aveva parlato di recente il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri.

Ora ha preso la parola, cogliendo lo spunto dal disastro di Napoli, lo stesso Presidente della Repubblica. Lo aveva già fatto, ma mai in modo così esplicito e sopratutto senza l’incombere di una crisi di Governo.