Casta. Gli arbitrati, sottratti ai giudici, nelle mani dei politici locali

Pubblicato il 8 Giugno 2012 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Gli arbitrati, quella forma alternativa al tribunale per ridimere una controversia, per esempio tra pubblica amministrazione e impresa privata, finiranno nelle mani dei politici locali. Per i magistrati vale l’esclusione dai collegi arbitrali, in favore di dirigenti pubblici. La norma presentata dalla democratica Lo Moro e recepita dalla relatrice della Commissione Giustizia Jole Santelli (Pdl) è contenuta nel tormentato testo della legge anticorruzione. Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, che si è accorto della novità, trasecola all’idea che nello stesso testo contro la corruzione venga inserita una norma va esattamente nella direzione opposta. Le “amministrazioni interessate” che decideranno se ricorrere alla causa privata, il decentramento dei conflitti di interesse, i controlli meno efficaci, potenzialmente il “pacchetto” rischia solo di aumentarlo il tasso di corruzione. Per esempio, come si fa a dire che gli importi dei compensi, oggi soggetti a un tetto, devono essere indicati, per legge, dai dirigenti pubblici per calmierare i prezzi? Cioè il dirigente pubblico ha la libertà di far retribuire gli arbitri quanto vuole ma così facendo abbassa i prezzi… Consideriamo che ogni due appalti superiori ai 15 milioni si ricorre a questo sistema, all’arbitrato. Con costi aggiuntivi per lo Stato altissimi, così si spiegano anche le eccezionali levitazioni degli appalti. Rizzo ricorda un ficcante intervento di Antonio Di Pietro in relazione all’argomento, che da magistrato conosce bene. Ha raccontato in Commissione: “Il prezzo di base era 2 miliardi di lire di allora. L’arbitrato, ovviamente, ha dato ragione alla parte privata e ha liquidato 152 miliardi”. Non gli hanno dato retta.