Cicchitto: “Berlusconi non farà la fine di Craxi”

Pubblicato il 11 Febbraio 2011 - 08:22 OLTRE 6 MESI FA

Fabrizio Cicchitto

ROMA – ”Non deve finire come nel ’93. E non finirà come allora. Il gruppo dirigente del Psi si squagliò, ognuno badò a se stesso, convinto di salvarsi abbandonando Craxi al suo destino. Stavolta il gruppo dirigente del Pdl è unito, e consapevole che deve restarlo”. Lo dice il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto in un’intervista al Corriere della Sera, in cui assicura: Berlusconi ”non finirà come Craxi”.

”All’epoca – spiega -, l’attacco della magistratura coincise con il crollo del consenso della Dc e del Psi. Oggi il centrodestra tiene. Per la figura di Berlusconi. Per il blocco sociale che lo sostiene. Per i contrasti nel centrosinistra. E perché nel vertice del Pdl tutti sappiamo che l’attacco al capo è il modo per scompaginare il quadro politico e l’alleanza con la Lega. All’orizzonte non si profila nessun Martelli”. Per Cicchitto, non ci sono defezioni a questa linea, nemmeno da parte di Tremonti che, dice, in quanto ministro dell’Economia ”non può stare in prima fila nella rissa”, ma resta ”leale a Berlusconi”.

”Tremonti ha il rapporto con la Lega – aggiunge – Ma il vero rapporto di Bossi è con Berlusconi”. ”Un parere personale”, invece, quello di Maroni che ipotizza un candidato diverso alle prossime elezioni. L’analogia col ’93 per Cicchitto è chiara: ”L’intreccio tra vicenda politica e giudiziaria. Uguale anche il retroterra culturale, costituito dalle anomalie italiane: la presenza del più grande partito comunista dell’Occidente, di un sistema capitalista colluso con i partiti, tutti i partiti, Pci compreso, e con lo Stato, e di una magistratura politicizzata, prima in senso conservatore e poi, dopo il Sessantotto, in senso opposto”.

Contro Berlusconi, prosegue, l’accusa ”non è credibile”: ”Nel ’93 la mafia cerca una trattativa con chi il potere ce l’ha, non certo con un Forza Italia ancora in fieri. I numeri delle inchieste e dei processi, che si accavallano l’un l’altro, mostrano che la questione non è giudiziaria ma politica. Ora tocca a un nuovo filone: la vita privata”. ”Nessuno di noi”, conclude, ”si occupava della vita di Berlusconi, egli afferma che si trattava di normali dopocena, con divertimenti musicali… E io gli credo”.