Conte: “Savoini a Mosca al seguito di Salvini”. Pd presenta mozione di sfiducia per il ministro dell’Interno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Luglio 2019 - 18:22| Aggiornato il 25 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Conte

Il premier Giuseppe Conte (foto Ansa)

ROMA – “Gianluca Savoini non riveste e non ha rivestito alcun incarico come consulente di membri del governo” e alla cena del 4 luglio con il presidente Putin “era stato invitato su richiesta di Claudio D’Amico, consigliere di Matteo Salvini”.

Il premier Giuseppe Conte prende la parola al Senato e tenta di chiarire la famosa vicenda Moscopoli. “Confermo che la partecipazione del signor Savoini all’evento del pomeriggio del 4 luglio scorso- il Forum italo russo organizzato in occasione della visita di Vladimir Putin, ndr – ha dato luogo alla sua partecipazione automatica ai seguiti come per tutti i partecipanti del forum”.

Al Senato, mentre parla Conte, i banchi del Movimento 5 Stelle sono semivuoti.

“La visita a Mosca del 17 e del 18 ottobre – continua Conte – è stata organizzata direttamente dal ministero dell’Interno, con la partecipazione all’assemblea di Confindustria Russia, a cui ha partecipato anche Savoini. Inoltre risulta presente in una missione ufficiale a Mosca del 15-16 luglio 2018 a seguito del vicepremier Salvini. Ma non avendo incarichi ufficiali o rapporti di collaborazione formale con membri di governo non ci sono le premesse per interrompere alcun rapporto”. “Non ho ricevuto informazioni dal ministro competente” chiarisce ancora Conte nella sua informativa. E il premier aggiunge: “Nessun membro del governo si è discostato dalla linea di adesione alla Nato. Nessuna forza politica avrebbe potuto imprimere rapporti internazionali in forza dei rapporti intrattenuti con altre forze politiche di altri Paesi”.

“Mi adopererò – conclude il premier – perché tutti i miei ministri e gli altri membri del governo vigilino con massimo rigore affinché negli incontri governativi siano presenti solo ed esclusivamente persone accreditate ufficialmente che siano tenute al vincolo della riservatezza. Questo per avere la massima garanzia che le informazioni riguardante l’attività di governo siano gestire con la massima cura”.

Per il Pd parla Dario Parrini che definisce Matteo Salvini “il ministro della fuga e del tradimento” e ricostruisce i punti che restano oscuri nel caso Moscopoli, dicendo a Conte “che D’amico non merita di stare un minuto di più nel suo incarico (è consigliere di Salvini, ndr) perchè si è macchiato di una colpa grave come quella di aver spinto imprenditori italiani a investire nel Donbass in violazione di accordi internazionali”. Dopo di lui è il turno del capogruppo leghista Massimiliano Romeo: “Stiamo parlando del nulla, non ci sono rubli, non c’è gasolio, non si vedono navi che trasportano cherosene, semmai si vedono navi di Ong guidate dal Pd. Ce lo aspettavamo che il Pd strumentalizzasse questo caso”