Da ganascia feroce a multa stracciata. Bossi caccia Equitalia dal “territorio”

ROMA – Da ganascia feroce che ti morde alle spalle a tassa stracciata che “fesso” è chi la paga e senza passare per nessuna stazione intermedia perchè, ancora una volta, siamo il paese degli eccessi e “grida”. In fondo basta poco, una fiducia chiesta dal governo su un decreto, la 44esima di questo esecutivo, e le paure degli italiani per le multe e relative le ganasce fiscali diventano incubo da cui ci si è risvegliati. Sonni più tranquilli per i cittadini ma notti agitate, agitatissime, per gli amministratori locali che non sanno più come riscuotere quello che gli è dovuto. Vivevamo fino a ieri in un paese dove, per una multa non pagata, si poteva rischiare perfino di scoprirsi la casa ipotecata a nostra insaputa, da domani questo stesso paese diverrà un luogo dove, se butteremo nel cestino tutte le multe che troviamo sul parabrezza, e magari anche qualche tassa locale, in fondo, non ci succederà nulla. Avremo ottime possibilità di farla franca se non paghiamo. Ieri la tortura, domani il “tana libera tutti”: una parodia di uno spot parodia di qualche anno fa recitava “siamo il popolo delle libertà, facciamo un po’ come c…. ci pare”. E così sia.

Il decreto in questione è il decreto sviluppo su cui il Governo Berlusconi ha posto e ottenuto la fiducia. Nel maxiemendamento c’è, come spesso accade, un po’ di tutto: si va dalle norme sulle spiagge al piano casa, dall’alta velocità ai precari, dalle assunzioni al sud sino ad Equitalia e alle ganasce fiscali. Con la modifica varata, da gennaio prossimo Equitalia cesserà le attività di accertamento e riscossione per conto dei Comuni. Inoltre non potrà essere iscritta a ipoteca la prima casa se l’importo del credito è inferiore a 20 mila euro. Rimarrà invece il limite a 8 mila euro se non si tratta della prima casa. Infine, se i debiti sono inferiori a duemila euro, le azioni esecutive (ganasce) scatteranno solo dopo l’invio di due solleciti di pagamento a distanza di almeno sei mesi. Buone notizie dunque per i cittadini, soprattutto per quelli con dei debiti verso lo Stato. Ma le notizie non sono buone come sembrano se si tiene conto del fatto che con soldi che non si sa più come verranno riscossi i Comuni vivono. Certo, trovarsi la casa ipotecata per un debito di poche migliaia di euro era un’ingiustizia ed un evidente sopruso. Ma da questo alla cancellazione pratica della riscossione esistevano delle vie di mezzo.

Sulle nuove regole che saranno introdotte gli interrogativi che agitano i sindaci e gli amministratori locali sono soprattutto tre. Quali strumenti avranno in mano i successori di Equitalia che oggi riscuote i tributi nella maggioranza degli enti italiani? Cosa succederà ai ruoli che a Capodanno non saranno arrivati al traguardo della riscossione? E quali saranno le conseguenze della nuova disciplina sulla propensione al pagamento dei debiti al Comune, che in molte città e per alcune voci (prima su tutte, le multe) è già bassina? Secondo la relazione tecnica del Governo le nuove norme daranno a Comuni e società in house il «ruolo», oggi monopolio dell’agente nazionale della riscossione e più efficace della vecchia «ingiunzione», per quanto modernizzata, ma la cosa appare tutt’altro che semplice nella sua realizzazione pratica secondo la classica formula che tra il dire e il fare… Il maxiemendamento ripropone testualmente il «Milleproroghe» di fine 2007 che attribuisce ai Comuni e alle loro società gli strumenti della riscossione coattiva «in quanto compatibili» con la disciplina locale, ma non ha mai aperto la strada del ruolo. Per le società private, un’ottantina quelle iscritte all’albo, la mini-riforma riporta addirittura al 1910, un secolo fa, prevedendo per loro la procedura classica dell’ingiunzione tramite ufficiale giudiziario. Il maxiemendamento stabilisce poi che «dal 1 gennaio 2012 cessa le attività di accertamento, liquidazione e riscossione», senza preoccuparsi di disciplinare la fase transitoria e un passaggio di consegne graduale fra il vecchio e i nuovi protagonisti della riscossione locale. Motivo per cui la risposta al secondo, ovvio, interrogativo, semplicemente non c’è. Infine, il limite a 2mila euro, che impone di attendere due avvisi “bonari” distanziati di sei mesi l’uno dall’altro prima di far scattare l’eventuale ganascia fiscale, nel campo dei tributi locali coinvolgerà la grande maggioranza delle pendenze dei cittadini.

Riscossione delle pendenze che già con gli strumenti attuali, nell’anno di competenza, di Ici, Tarsu e altre tasse locali non supera il 66% del dovuto, e nelle multe scende intorno al 50 per cento. Numeri che certo non miglioreranno dopo la drastica limatura ai poteri della riscossione coattiva, unita all’esigenza di riorganizzare integralmente il servizio in meno di sei mesi, e in mezzo c’è l’estate, riportando l’attività all’interno o affidandola a una società pubblica. I limiti alle partecipate pensati dalla legislazione pro-mercato, che per esempio impediscono alle società in house di operare fuori dal Comune che le ha create, imporrebbero agli oltre 5mila piccoli enti di costruirsi una società ad hoc (magari mettendosi insieme in Unioni e associazioni), nell’ovvia impossibilità di trovare nei propri mini-organici degli «ufficiali della riscossione» a cui affidare il servizio.

Dunque pagare una multa torna ad essere un optional, o almeno una “partita” da giocare tra il multato e il Comune. Partita con esito finale incerto: chi vuole può tornare a rischiare. Forse la multa non pagata arriverà a ruolo e forse no, ciascuno giochi la sua fiches…C’è poi un’altra storiella istruttiva nel decreto, stavolta riguarda le tasse e non le multe. L’accertamento dal primo luglio diventava “esecutivo” in 120 giorni, insomma se ti arrivava dovevi pagare entro quattro mesi, il tempo massimo per fare ricorso e attendere che i magistrati tributari ti dessero ragione o torto. In quattro mesi i giudici tributari di solito neanche rispondono, quindi si pagava e basta. Ora i mesi sono diventati sei ma è sparita la norma che puniva i giudici tributari se in sei mesi non emettevano sentenza. Così il contribuente “accertato” è fatto “fesso e contento”: invece che in quattro mesi deve pagare in sei, tanto il suo ricorso difficilmente andrà a sentenza. Riepilogando, grande amnistia di fatto sulle multe e tasse locali e “ganascia” ancor viva sulle tasse nazionali. E’ l’effetto sghembo della corsa a far contento Bossi che ha dichiarato guerra padana ad Equitalia senza togliere alle casse di Tremonti l’ossigeno: sul “territorio” il fisco si ritira, resta tosto e cattivo a livello centrale.

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