Fini a tutto campo: “Federalismo costoso, Berlusconi leader e Bocchino coraggioso”

Pubblicato il 27 Aprile 2010 - 21:56 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato da “Ballarò”, affronta i diversi temi che stanno infuocando la politica italiana: federalismo, Pdl e riforme. “Che all’interno del Pdl ci sia una piccola ma significativa componente che non ha votato il documento finale della direzione Nazionale, e che, anche attraverso il mio intervento ha espresso un dissenso motivato su alcune questioni è una cosa positiva”, ha detto Fini, indicando nellla “coesione nazionale e dunque su quale federalismo, sulla legalità e su come garantire il programma” i punti principali sollevati.

Poi Fini dice la sua sul caso Bocchino: “Lo deciderà l’onorevole Cicchitto, il direttivo del gruppo, mi auguro il vertice del partito. L’onorevole Bocchino, molto correttamente a mio modo di vedere ha dato la sua piena disponibilità presentando le dimissioni, ora attendiamo le decisioni che il vertice del gruppo e del partito prenderanno”.

E su Berlusconi cosa di dice Fini? “Il Berluscononismo è un neologismo coniato da alcuni osservatori, nei partiti si deve discutere di politica. Berlusconi ha il diritto di governare avendo vinto le elezioni ed il dovere di farlo al meglio per rispettare gli elettori. Il Pdl è uno strumento per aiutare il governo a non commettere errori. Sono convinto che una leadership forte e carismatica come quella di Berlusconi non sia negativa per il paese. Ma credo che il rapporto tra leader e corpo elettorale debba essere mediato dal partito”.

Il presidente della Camera spiega poi il suo punto di vista sul tanto discusso federalismo: “Il federalismo fiscale può essere utile al Sud perché lo aiuta a responsabilizzarlo, ma siccome al momento non sappiamo quanto costa e soprattutto quali risorse ci siano a disposizione, va discusso tenendo conto che la stella polare è la coesione nazionale. Il federalismo va fatto se è utile al Paese”.

Fini esclude poi categoricamente il rischio di elezioni anticipate sottolineando che “nessuno sarebbe così irresponsabile da esporre il paese ad effetti devastanti. Per quanto la politica possa essere confusa e aspra”, ha aggiunto Fini evocando il rischio-Grecia, nessuno vorrebbe far cadere “l’Italia in speculazioni finanziarie”.

Poi Fini si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, in particolar modo contro quella stampa che lo ha definito un “eretico”: “Dissentire ed essere bollati di eresia ideologica ed estremismo comunista è tipico di una certa stampa che ha una concezione muscolare del bipolarismo: quelli che io ho definito perennemente arrabbiati, sempre con la bava alla bocca, sempre pronti a sentenziare”.

Infine due battute, una sulla cravatta rossa, l’altra sull’inno del Pdl: “Il dibattito sulle mie cravatte credo sia la dimostrazione del basso livello a cui giunge in cui alcune occasioni il giornalismo italiano. Anche perché, su una giacca blu, non credo che una cravatta rossa sia indice di pericolosi devazionismi di tipo ideologico, ma solo una tonalità cromatica. L’inno del Pdl non mi piace, non perché ci sia Silvio, ma unicamente perché un partito non ha bisogno di inni, in una fase post ideologica”.