Il Giornale: “La zarina Berlinguer si dichiara rossa in diretta al Tg3”

Pubblicato il 25 Novembre 2011 - 12:23 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un articolo del Giornale, dal titolo “La zarina Bianca si dichiara rossa in diretta al Tg3”, scritto da Vittorio Macioce, riporta la gaffe del direttore del Tg3, Bianca Berlinguer. Il lapsus è tutto in un “siamo” e in un “saremmo” di troppo durante il Tg3 delle 19 di mercoledì 23 novembre.

È il momento dei sondaggi. Intenzioni di voto, affidabili quanto basta. La Berlinguer comincia a leggere e dice: “Con il Pd siamo al 28 per cento”. Continua: “Il Pdl è al venticinque”. Va via così, con la Lega, l’Udc, l’Idv, insomma tutti gli altri partiti. Poi la coalizione delle sinistre: Pd, Idv, Sel, Radicali, Verdi e Socialisti. “E qui saremmo al 46 per cento”.

Scrive Macioce: Siamo e saremmo, la questione insomma è qui. Bianca Berlinguer fa un Tg identitario, le sue simpatie politiche non sono certo nascoste, e in fondo sono le stesse della rete. Il suo cognome è un marchio di garanzia. Non c’è nulla in quei siamo e saremmo che già non si sappia. Anzi, se si vuole ci può essere anche qualcosa di impersonale in quel plurale maiestatis. La faziosità può essere un segno di onestà intellettuale.

“Caro telespettatore ti dico subito quello che sono”. Solo che non tutti quelli che stavano davanti al video hanno gradito il “noi”. Il “noi” solo per il Pd e per la sinistra, mentre per gli altri un sano distacco istituzionale, tanto per non sporcarsi le mani. Questi telespettatori si sono fatti una domanda che da sempre gira dalle parti della Rai: “Ma è opportuno che un direttore di un Tg pubblico sia di parte?”.

Tutti quelli che hanno lapidato gli editoriali di Minzolini direbbero di no. Non è giusto. Non è opportuno. Minzolini è un venduto, va cacciato, derubricato, messo all’indice.Sono gli stessi che,d’altra parte, considerano il “noi” di Bianca Berlinguer legittimo, un sentimento di appartenenza, un baluardo di resistenza contro la Rai lottizzata dai berlusconiani. Ci si trova così di fronte a un paradosso logico. Gli editoriali “partigiani” di Minzolini sono un sopruso, un arbitrio, un attentato all’onestà, all’autonomia, all’indipendenza del servizio pubblico.