Calderoli: “Tagliare gli stipendi d’oro in Rai”

Roberto Calderoli

Che ci fosse una particolare attenzione del governo sugli stipendi Rai lo dimostra la domanda, a bruciapelo e invero poco delicata, di Giulio Tremonti al conduttore di Ballarò Floris: “Ma lei quanto guadagna?”. Il giorno dopo il ministro Calderoli spara a zero sugli stipendi d’oro nell’azienda, minacciando nientemeno di intervenire o di ridiscutere il canone.

“Le manovre non sono mai belle, ma possono essere necessarie, a condizione – come la Lega ha chiesto – che i sacrifici siano di tutti. Non potendo intervenire sull’autonomia degli organi costituzionali, abbiamo chiesto loro un intervento a cui stiamo già dando seguito ma, a fronte di questi sacrifici, dobbiamo chiederne anche al concessionario del servizio radiotelevisivo pubblico, ossia alla Rai”.

La nota è giunta dal ministero per la Semplificazione guidato da Roberto Calderoli, secondo il quale “non esistono al mondo liquidazioni come quella di Santoro o stipendi da favola pagati per ‘stare in panchina’ e non lavorare. Le regole della manovra devono essere applicate anche all’interno della Rai, altrimenti si ridiscute il pagamento del canone”.

Già sei mesi fa il ministro Brunetta aveva proposto di inserire nei titoli di coda di ogni programma le cifre dei cachet dei conduttori, per dar modo ai telespettatori di farsi un’idea e poter giudicare serenamente. Non c’è dubbio che in tempi di crisi tutti debbano fare sacrifici, ma appare un po’ demagogico, specie per un governo che si vuole liberale, mettere alla gogna chi magari produce ottimi entroiti pubblicitari. O semplicemente ha firmato dei contratti, senza nessuno che abbia mai puntato una pistola alla testa dell’amministratore Rai di turno.

La razionalizzazione della più grande impresa editoriale pubblica italiana merita un approccio meno improvvisato ed estemporaneo. E’ una discussione politica troppo importante per lasciarla ia politici.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie