Politica, dove la mangiamo: la tv è casa, i social fast food

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Gennaio 2018 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA
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Politica, dove la mangiamo: la tv è casa, i social fast food

ROMA – Dove ci nutriamo di politica? La tv è casa, i social un fast food. E’ la televisione infatti il mezzo attraverso cui la maggioranza degli italiani s’informa e s’informa di politica. Data per spacciata dai bookmakers e non solo è ancora lei a vincere la partita con i social e con la Rete in generale a cui, paradossalmente, in alcuni casi fa anche da volano accrescendone e gonfiandone la risonanza. Un dato forse inaspettato ma uniforme in tutte le fasce d’età dell’elettorato italiano, dove ci sono evidentemente differenze legate alle generazioni che passano, ma dove il vecchio piccolo schermo continua a farla da padrone.

A mettere in fila i dati dell’Istat su dove noi italiani “consumiamo” la politica è Francesco Grignetti su La Stampa che scrive:

“La televisione resta la regina incontrastata dell’informazione politica d’Italia. Come canale d’informazione il piccolo schermo pesa ancora per il 90,4% ed è un dato abbastanza uniforme tra le diverse classi d’età, passando dall’84,2% dei diciottenni fino al 93% dei sessantenni. I tg non hanno affatto perduto il loro ruolo di informazione di massa. E non solo loro. Ha destato polemica che la Rai abbia ricondotto persino il Festival di Sanremo alle regole della ‘par condicio’”.

Se la tv va bene non se la cavano male nemmeno i quotidiani che restano il canale privilegiato dell’informazione politica per il 27,6% dei diciottenni, con percentuale che si alza al 40% oltre i trentacinque anni di età. Carta stampata che è da tempo in caduta libera in quanto a vendite e anche ad appeal (dieci anni fa, solo per restare ai diciottenni, i quotidiani erano la fonte primaria d’informazione politica per il 50% di loro) ma che nonostante questo conserva un pubblico. Quotidiani e televisioni costituiscono insieme quello che è il mainstream, il circuito principale dell’informazione a cui attingono gli elettori per le loro scelte politiche. Circuito in cui la Rete e soprattutto i social entrano per alcuni versi paradossalmente proprio grazie ai due attori principali, tv e quotidiani, che forse sopravvalutandone l’impatto ne amplificano i contenuti immettendoli loro nel circuito. Quelli che s’informano di politica attraverso Internet son infatti tanti (il 47-48% dei giovani fino a 34 anni, il 31% dei cinquantacinquenni, il 25% dei sessantenni e il 14% degli ultrasessantacinquenni.) ma non quanti scelgono la tv.

In questo mondo poi la metà dell’informazione passa attraverso i siti di testate giornalistiche e solo l’altra metà per i social. Così stando le cose il pubblico dei social, a cui pure ormai tutti i politici hanno capito di non poter fare a meno perché per quanto forse più sottile di quanto si creda comunque esiste, è in realtà infinitamente più piccolo rispetto a quello che raggiungono quotidiani e tv quando sono loro a rilanciare quanto pubblicato sui vari facebook, twitter e via elencando. Social che leggendo i numeri Istat sembrano avere quasi più il ruolo e la ‘faccia’ della fonte delle notizie più che di un veicolo di informazioni. E poi c’è chi scegli parenti, amici e affini per formare il suo pensiero politico. Specie i giovanissimi per informarsi di politica contano immensamente sugli amici (45,2%), i parenti (42,4%) e i conoscenti (17,8%).

Un’influenza, quella dell’ambiente in cui si vive, che cala con il passare del tempo: a cinquantacinque anni gli amici contano per il 24,5%, i parenti per il 15,3%, i conoscenti per il 12,3%. Fin qui come e dove s’informa di politica gli italiani. Tema interessante sempre e ancor più in periodo di campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo marzo. Non tutti però s’informano. Un italiano su tre infatti non si interessa minimamente di quello che succede in Parlamento e più in generale della cosa pubblica. Può sembrare un dato sconfortante ma è in realtà migliore rispetto a qualche anno fa. Oggi c’è un 36,6% di italiani che non si informa mai, o soltanto qualche volta a settimana. Dieci anni fa era il 40,3%. Le ragioni del disinteresse sono in primis perché le persone ‘non sono interessate’ (61%), e poi per ‘sfiducia nella politica’ (30%) o perché è un ‘argomento complicato’ (10%). Dato che si riduce in modo inversamente proporzionale al crescere dell’età. Vale a dire che i giovani s’interessano meno ma passando gli anni cresce la voglia d’informazione.