Truffa ad Alemanno: chiesero 70 milioni di dollari per dossier inesistente.

Pubblicato il 21 Luglio 2010 - 17:17 OLTRE 6 MESI FA

Settanta milioni di dollari per la consegna di un dossier contenente informazioni sul coinvolgimento di personalità politiche di primo piano in alcuni dei più importanti scandali economici italiani al centro d’indagini della magistratura. Una richiesta rivolta all’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno, quando era ministro dell’agricoltura, e a Giovanna Romeo, all’epoca componente la sua segreteria; del dossier, che avrebbe fatto riferimento alle vicende Parmalat, Cirio, Bond argentini, Unipol, Unicredit, Capitalia, Telekom Serbia e Conto protezione 6060, non è stata mai trovata traccia.

L’attuale sindaco della capitale decise di denunciare i fatti; otto persone dovranno adesso rispondere davanti al giudice monocratico, a seconda delle posizioni, di tentata truffa e falso. Si tratta di Raffaele Cioccia, che si sarebbe qualificato come appartenente al Ministero della difesa, Idelmo Nalli, intermediario, Mario Rosito, che avrebbe detto di appartenere al Copaco, Fausto Bulli, qualificatosi ingegnere e consulente militare, Niels Richter, cittadino svizzero, Antoine Joseph Lozano (residente in Francia a Nizza), Andrew Murray (residente in Canada) e Michel Veneau (residente in Francia), accreditatisi come dei servizi segreti di Paesi esteri.

Tutti saranno processati a partire dal prossimo 23 febbraio. Le indagini partirono da una denuncia presentata da Alemanno e Romeo. La vicenda risale agli ultimi mesi del 2006 e ai primi del 2007 quando, secondo l’accusa, Cioccia contattò la Romeo, e, dopo averla indotta a ritenere che lui e gli altri personaggi fossero appartenenti alle Istituzioni e in particolare ai Servizi segreti, le prospettò la possibilità di far entrare Alemanno in possesso di ”una documentazione riguardante ”conti segreti e protetti accesi all’estero – si legge nel capo di imputazione – contenenti elementi fortemente pregiudizievoli per uomini politici fra i quali gli onorevoli Romano Prodi, Massimo D’Alema, Piero Fassino e (secondo Mario Rosito) Claudio Scajola, in grado di creare uno degli scandali piu’ grandi d’Italia custoditi all’estero da Richter, Lozano e Murray”.

Per l’accusa, gli imputati avrebbero sfruttato ”l’interesse di Alemanno di conoscere il contenuto del dossier al fine di poterlo utilizzare nei confronti degli avversari politici e di verificare se vi fossero notizie pregiudizievoli anche nei suoi confronti e di appartenenti alla medesima coalizione”. Dell’esistenza del dossier, comunque, la procura di Roma non ha avuto riscontro.

Uno dei rinviati a giudizio, Fausto Bulli, in passato fu coinvolto in un’inchiesta romana, indagato per truffa per avere offerto alla Commissione d’inchiesta parlamentare sull’omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994), la vendita di alcune foto satellitari che a suo dire avrebbero fatto chiarezza sull’agguato.