Sofri consulente governo per le carceri. Scoppia il caso, lui rinuncia

Adriano Sofri
Adriano Sofri

ROMA – Alle 16 del pomeriggio arriva la notizia che Adriano Sofri rinuncia. Rinuncia al posto che gli era stato offerto dal ministro della Giustizia come consulente del Governo per le carceri. Rinuncia dicendo che quell’offerta era in realtà solo una “fesseria” e che lui aveva “solo partecipato a una riunione”. Contemporaneamente anche il governo si rimangia quanto fatto trapelare in precedenza dicendo: “Nessuna offerta a Sofri”.

Ma cosa era successo? Era successo che il governo, nella persona del ministro Andrea Orlando, aveva deciso di nominare Adriano Sofri consulente per le carceri. Ma Sofri in carcere c’è stato. A lungo. Per 22 anni. Conosce la detenzione e i problemi di luoghi di detenzione. Il problema è il perché Adriano Sofri è stato in carcere. Giudicato per lunghi anni da una buona parte d’Italia innocente e vittima di un errore o macchinazione giudiziaria, per l’altra metà d’Italia e soprattutto per la sentenza definitiva Sofri è il mandante dell’omicidio del commissario calabresi avvenuto a Milano nel 1972.

Sorge quindi una questione di opportunità etica. Può un mandante di omicidio avere l’autorevolezza per indicare riforme per il sistema carcerario, anche avendone evidentemente la competenza? Sorge poi una questione politica. Ovviamente tutte le opposizioni politiche, Matteo Salvini in testa, gridano allo scandalo. Punto tre: sorge una questione di gestibiltà, politica in senso schietto: sono decenni che Sofri è una personalità profondamente divisiva per l’opinione pubblica.  Mezza Italia lo considera un assassino, l’altra mezza vittima di un complotto.  Scegliere il suo nome a parte di Orlando (Renzi lo sapeva?) è certamente un azzardo.

Infine sorge una questione di sensibilità: non sorprende che la famiglia Calabresi, abbia tutto sommato moderatamente, sottolineato l’inopportunità della scelta. Mario Calabresi, il figlio del commissario, si limita a chiedere al ministro “perché proprio sofri”. Gemma Calabresi, che nel 1972 ha perso il compagno che aveva scelto per la vita, è più dura: “Scelta incomprensibile”.  Di sicuro non c’è stato garbo, in questa scelta. La famiglia Calabresi non è stata informata dal Governo. Lo ha scoperto dai giornali, quelli che Gemma Calabresi legge e che Mario dirige. Non il massimo dell’eleganza.

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