Usa-Arabia Saudita. Gates incontra Abdullah per cercare di migliorare i tesi rapporti

Il re saudita Abdullah

RYAD, ARABIA SAUDITA – Dopo essere stato clamorosamente snobbato il mese scorso, il segretario americano alla difesa Robert Gates ha incontrato il re Abdullah a Ryad per un’ora e mezza nel tentavivo di scongelare le attuali gelide relazioni tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti.

Secondo il resoconto del New York Times, Gates ha descritto l’incontro a quattr’occhi col sovrano ”estremamente cordiale”, ma ha avuto il tempo di dire poco altro prima che i suoi aiutanti lo allontanassero dai giornalisti.

Ha tuttavia precisato che non ha sollevato con Abdullah uno dei più spinosi problemi tra i due Paesi, ovvero la decisione saudita il mese scorso di inviare truppe nel Bahrein nononostante la contrarietà del presidente Barack Obama.

Le relazioni tra Washington ed Arabia Saudita sono al punto più basso da quando gli americani invasero l’Iraq nel 2003, ma l’amministrazione Obama sta compiendo sforzi per riportare alla normalità i rapporti col prezioso alleato. A questo scopo, prima e dopo l’incontro con Abdullah, Gates ha sottolineato quel che unisce i due Paesi: il timore dell’avventurismo iraniano e la recente vendita di armi americane a Ryad per l’ammontare di 60 miliardi di dollari. ”Credo che le relazioni siano a un buon punto – ha detto il segretario – abbiamo parlato degli sviluppi regionali e naturalmente anche dell’Iran”.

Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita sono preoccupati che i dirigenti sciiti iraniani approfittino delle rivolte in Medio Oriente per fomentare la rabbia dei movimenti sciiti nei Paesi dove i dirigenti governativi sono sunniti, il che è esattamente quel che teme Ryad per quanto concerne il Bahrain. ”Abbiamo prove – ha detto Gates – che gli iraniani stanno cercando di sfruttare la situazione in Bahrain”, dove si sono svolti violenti disordini contro il re sunnita bin Isa Al Khalifa. ”Abbiamo anche prove che Teheran sta cercando di attizzare il fuoco altrove”.

Gli armamenti del valore di 60 miliardi, che includono jet F-15 e un’ampia varietà di missili sono prevalentemente intesi come difesa contro eventuali attacchi missilistici di Teheran, che di Ryad è nemico giurato.

Altro motivo di attrito, oltre all’invio di truppe saudite nel Bahrein, è il sostegno dato dall’amministrazione Obama ai rivoltosi egiziani che hanno rovesciato il regime dell’ex-presidente Hosni Mubarak. La famiglia reale saudita avrebbe invece voluto che fosse rimasto al suo posto. Per mostrare concretamente il loro disappunto, dopo la cacciata di Mubarak i sauditi hanno improvvisamente annullato visite che avrebbero dovuto compiere a Ryad il segretario Gates e il segretario di stato Hillary Clinton con la scusa che il re Abdullah, 87 anni e malato, non stava bene.

Ma il disaccordo fondamentale riguarda la situazione nel Bahrein, contiguo all’Arabia Saudita. I sauditi temono che una rivolta sciita contro il re sunnita nel Bahrein potrebbe incoraggiare un sommovimento del genere anche in Arabia Saudita, dove la minoranza sciita accusa il governo sunnita di discriminarli. Gli Stati Uniti condividono questo timore, ma allo stesso tempo spingono Ryad e il Bahrein ad effettuare riforme che possano migliorare le condizioni di vita degli sciiti.

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