Usa, elezioni. La campagna si scalda. Obama contestato alla Casa Bianca

Obama contestato alla Casa Bianca

WASHINGTON, STATI UNITI – Più le elezioni presidenziali si avvicinano (il 6 novembre) più il il clima di forte contrapposizione politica che si respira in America irrompe perfino nel placido Giardino delle Rose, uno degli angoli ‘sacri’ della Casa Bianca, il tempio della democrazia Usa. A meno di sei mesi dalle elezioni, Barack Obama ne ha fatto le spese in prima persona, subendo una brusca contestazione, proprio a casa sua.

A rompere il rigido protocollo, che da sempre prevede rispetto reciproco tra il presidente e la stampa accreditata, e’ stato uno sconosciuto giornalista conservatore, come ce ne sono centinaia in America. Si chiama Neil Munro e lavora per l’altrettanto sconosciuto sito del Daily Caller. Occasione della plateale contestazione, la presentazione del presidente della nuova sanatoria grazie alla quale circa 800mila giovani clandestini, entrati nel Paese da bambini, avranno finalmente un normale permesso di soggiorno.

Ma proprio mentre Obama precisava che questo provvedimento non e’ ”un’amnistia”, Munro lo ha interrotto, urlandogli una frase che piu’ che una domanda era un’invettiva: ”Perche’ favorisci gli stranieri a scapito degli americani?”. ”Mi scusi signore – ha replicato molto irritato Obama – ma non e’ il momento delle domande”. Allora Munro, con la sua giacca chiara, cravatta colorata e occhiali da sole, ha insistito: ”Accettera’ delle domande, dopo?”. ”Non mentre sto parlando”, rintuzza Obama, sempre piu’ spazientito. Quindi aggiunge: ”Ora mi faccia finire di parlare, sto dicendo una cosa che importante per il bene del popolo americano”.

Poi, dopo aver finito di parlare, ha voltato le spalle molto seccato ed e’ rientrato nell’ ufficio ovale, il centro nevralgico dell’immenso potere americano. E Munro, intanto continuava a urlare: ”Tanta gente non ha lavoro, l’economia non va bene…”, ripetendo le stesse parole usate negli ultimi giorni dal candidato repubblicano, Mitt Romney.

A caldo, Brian Stelter, del New York Times, ha chiamato il direttore del sito, Tucker Carlson, che ha difeso il suo reporter su tutta la linea: ”Come regola generale, i giornalisti stanno la’ per fare domande”. Insomma, nessun passo indietro. Un episodio tutto sommato marginale, che pero’ rischia di diventare un precedente pericoloso, per il prosieguo della campagna elettorale, in cui a sei mesi dal voto, stanno gia’ emergendo toni molto aspri, estremisti e finora inauditi.

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