Berlusconi; incidente porto di Genova; Cleveland: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Maggio 2013 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi, condanna e proteste. Il Corriere della Sera: “La Corte d’Appello di Milano ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale sui diritti tv Mediaset a 4 anni di reclusione (3 dei quali condonati dall’indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, oltre che a 10 milioni di acconto sul risarcimento dei danni all’Agenzia delle Entrate. Confermato il giudizio di primo grado. In caso di condanna anche in Cassazione, la Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama si troverebbe a dichiarare la decadenza da senatore del Cavaliere. Insorge il Pdl: «Sentenza contro le larghe intese. È una persecuzione, può avere effetti gravi».”

Burocrazia inossidabile. L’editoriale a firma di Francesco Giavazzi:

“Uno dei motivi, forse il principale, per cui il governo guidato da Mario Monti non è riuscito a tagliare la spesa pubblica è stata la scelta di mantenere al loro posto, quasi senza eccezioni, tutti i grandi burocrati che guidano i ministeri.
Il nuovo governo ha tempo fino al 31 maggio per decidere se confermare gli alti dirigenti dei ministeri: capi di gabinetto e degli uffici legislativi, capi dipartimento, direttori generali. Chi non verrà esplicitamente confermato, automaticamente decadrà. È una delle scelte più importanti delle prossime settimane. Accadde qualcosa di analogo con il primo esecutivo Berlusconi. I nuovi ministri della Lega che scesero a Roma nel 1994 — Giancarlo Pagliarini, Vito Gnutti, Roberto Radice — erano uomini concreti, abituati a gestire imprese, inesperti di burocrazia romana. Al suo primo giorno di lavoro il neoministro del Bilancio, Pagliarini, dopo aver letto un documento della Ragioneria generale dello Stato, a suo avviso incomprensibile, disse: «Bisogna rifare il bilancio dello Stato da zero. Se continuano a scriverlo così, solo la Ragioneria generale lo capisce e solo loro decideranno».”

Mediaset, Berlusconi condannato. Il nodo dei 5 anni di interdizione. L’articolo a firma di Luigi Ferrarella:

“Berlusconi — che annovera la prescrizione della corruzione di un giudice del lodo Mondadori, la prescrizione di un finanziamento illecito a Craxi, e il proscioglimento da un falso in bilancio di mille miliardi di lire perché il fatto non è stato più previsto come reato dalla sua legge sul falso in bilancio — lunedì prossimo conoscerà la richiesta di pena nel processo Ruby per prostituzione minorile e concussione: intanto quella ottenuta ieri dal pg Laura Bertolè Viale è in assoluto la prima condanna in Appello mai incassata dal Cavaliere, ed è la seconda condanna di merito attualmente pendente, visto che al capo del Pdl il 7 marzo scorso è stato inflitto in Tribunale 1 anno per concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio di un’intercettazione (trafugata e portata ad Arcore da un ausiliario dei pm) dell’allora capo dell’opposizione ds Piero Fassino, pubblicata nel 2005 da Il Giornale della famiglia dell’allora premier.”

Lo sfogo del Cavaliere: un obbrobrio. Sentenza uguale anche nelle virgole. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“Gli hanno consigliato il silenzio i suoi. I falchi e le colombe. E lui non si è fatto pregare: «Nessuna dichiarazione da parte dei ministri, teniamo il governo fuori da tutto questo. Protesti il partito, faccia sentire la nostra voce su questo scandalo, ma teniamo separati i piani. Il governo lo giudicheremo su tutto il resto, sui provvedimenti, e non faremo sconti». E così si è organizzata la controffensiva: attacchi a testa bassa ai giudici, ma senza coinvolgere il governo nella questione, perché «i piani vanno tenuti separati». Linea rispettata da quasi tutti in un Pdl che sapeva già come muoversi. Non a caso, il primo a scendere in campo un secondo dopo la lettura della sentenza è stato Luca D’Alessandro, segretario in commissione Giustizia, già capo dell’ufficio stampa del partito e braccio destro di Verdini, durissimo: «Reagiremo alla follia degli ultimi giapponesi». Dopo di lui, praticamente tutto il Pdl ha inveito contro magistrati «politicizzati» autori di un «obbrobrio» giudiziario, di una infinita «persecuzione». Berlusconi, chiuso nel suo studio di Palazzo Grazioli, si è morso la lingua, consapevole che le sue parole, quelle di un fiume in piena, avrebbero potuto avere come reazione l’immediato contraccolpo forse decisivo sul governo. Perché se è vero che ieri, come in tante altre occasioni, ha definito «un cancro» quello rappresentato da certa magistratura, un «complotto» di sinistra e giudici quello contro di lui, la reazione del Pd sarebbe potuta essere tale da provocare incidenti forse insanabili per il fragile equilibrio del governo. Un Pd per ora cauto, come «da accordi — rivela un ex ministro —: ci avevano detto in sede di trattative che, se ci fossimo messi d’accordo, non avrebbero sparato contro le sentenze, ma in caso contrario…».”

Alfano rassicura Letta sul governo. Ma cresce la «fatica» dell’alleanza. L’articolo a firma di Francesco Verderami:

“Ecco il punto. Per quanto tempo i Democratici riusciranno a reggere l’insostenibile pesantezza dell’alleanza con il Pdl? E il centrodestra indurrà il centrosinistra alla rottura? «Sarebbe un atto di stupidità e di irresponsabilità», dice Fabrizio Cicchitto, che invece invoca un «incontro della maggioranza parlamentare con l’esecutivo, per stabilire percorsi reciprocamente riconosciuti e garantiti». Sarebbe un modo per saldare l’alleanza e porla al riparo dai fattori esterni, che tuttavia restano, come incognite che il premier non può valutare. La crisi in cui versa il suo partito è però al contempo un’opportunità oltre che un problema, mette in difficoltà Enrico Letta rispetto agli accordi di governo ma gli offre margini di azione in questa fase iniziale di assestamento. Si tratta però di una corsa contro il tempo. Non a caso ieri al sinedrio del Pd, Dario Franceschini — interpretando anche il pensiero del premier — si è mostrato cauto sulla celebrazione immediata del congresso di partito, proprio «per non provocare problemi di tenuta» su Palazzo Chigi. C’è preoccupazione per l’assemblea di fine settimana, che potrebbe finire fuori controllo e dar voce agli animal spirits della base. Figurarsi quale potrebbe essere l’effetto delle assise nazionali su una forza politica cresciuta per venti anni a pane e antiberlusconismo. Insomma, Enrico Letta ha presente che il Pd rischia di diventare l’epicentro della crisi, e che tutto ciò potrebbe essere sfruttato nel centrodestra da parte di chi mira a una manovra speculare.”

Berlusconi, condanna confermata. La Stampa: “Diritti Mediaset, per l’ex premier interdizione dai pubblici uffici. Nitto Palma alla commissione Giustizia senza i voti Pd.”

L’armatore: “Sono disperato” Ma ora è giallo sulle cause. L’articolo a firma di Niccolò Zancan:

“Sentite la voce del pilota sulla tolda di comando della nave cargo Jolly Nero: «Dai macchine avanti… È ora». È una voce forte e sicura, per il momento. Non ci sono stati problemi fino a qui. Notte stellata, pulita di vento. Perfetta per navigare. Le luci di Genova si specchiano nel mare fermo e scuro, davanti al molo Giano, dove tutto si incrocia: la città vecchia, la sopraelevata e il lavoro notturno dei portuali. Otto persone in acqua e due a terra sono direttamente impegnate nella manovra difficile. Il cargo è lungo 270 metri, pesa 70 mila tonnellate. Ma è il loro lavoro, l’hanno fatto centinaia di volte. Bisogna essere lievi per muovere certi bestioni. Però adesso non più. «Dai macchine!», dice il pilota Antonio Anfossi, rivolgendosi al comandante della nave Roberto Paoloni. È salito a bordo proprio per coordinare le manovre in porto. Sono cioè, fianco a fianco, il capitano di terra e quello di mare. Al lavoro insieme. I vecchi motori diesel della Jolly Nero, anno di fabbricazione 1976, borbottano sott’acqua. Rumore spesso, catarroso. Come in folle. Perché il cargo è stato trainato da due rimorchiatori lungo il canale del porto per trenta minuti. Da Sampierdarena all’imboccatura di ponente. A due nodi di velocità massima, secondo il regolamento. La nave rincula lenta. E quando finalmente si arriva in corrispondenza della torre di controllo, alle vetrate illuminate alte sull’orizzonte da cui arrivano le comunicazioni radio, il cargo arretra ancora in leggera curva, per mettere la prua al mare e va… Deve andare. Direzione Sud. Napoli. Poi Mar Rosso. L’ennesimo viaggio. Deve andare perché altrimenti l’inerzia la farebbe arretrare e sbattere contro la banchina. Non si è mai fermi dentro al mare, dal momento in cui il comandante pronuncia la frase alla radio: «Sganciamo».”

Catene e guinzagli. Cronaca di 10 anni nella casa prigione. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Catene pendenti dal soffitto, lacci simili a lunghi guinzagli, una piscina gonfiabile per far nascere i bambini, lucchetti alle porte e rare uscite nel giardino sul retro: le caratteristiche della prigione teatro del sequestro decennale delle tre ragazze dell’Ohio iniziano a delinearsi grazie a centinaia di prove fisiche raccolte dagli agenti dell’Fbi nella villetta di Seymour Avenue dove sono state detenute. È il capo degli agenti di Cleveland, Michael McGrath, a far sapere che «le catene pendenti dal soffitto» erano il maggiore strumento di controllo su cui il sequestratore Ariel Castro contava: Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight potevano muoversi entro uno spazio limitato, ma appena facevano un passo in più erano le catene a bloccarle. La presenza di lacci «simili a guinzagli» fa ipotizzare altre forme di coercizione dei movimenti delle donne che «vivevano costantemente legate e stavano quasi sempre all’interno della casa» precisa il capo della polizia. Castro infatti consentiva solo «rare e improvvise uscite nel giardino sul retro della casa» che decideva in maniera da evitare sospetti nel quartiere. Nonostante tali e tante precauzioni in un caso un vicino vide, qualche anno fa, «una donna che camminava carponi nel giardino, completamente nuda». Chiamò la polizia ma l’accertamento non portò a nulla. Così come avvenne, in un’altra occasione, quando altri vicini videro «plastica colorata alle finestre» per filtrare la luce e impedire di vedere dentro.”

Balo Balo EuroMilan. Mario fa 11 e il Diavolo a 4 Ora il 3o posto è più vicino. L’articolo de La Gazzetta dello Sport a firma di Luca Calamai:

“Ma torniamo a Balotelli, l’uomo intorno al quale il Milan può ricostruire un ciclo vincente in Italia e nel mondo. Supermario ha la straordinaria dote di rendere semplice qualsiasi colpo. Un esempio? Dopo appena nove minuti un netto fallo di Cosic su Nocerino frutta al Milan un calcio di rigore. Balotelli (che tra l’altro aveva già centrato in pieno una traversa) dopo la solita breve rincorsa spiazza Perin. Diciassette esecuzioni dal dischetto in carriera, diciassette reti. Micidiale. Sembra facile ma non sono numeri normali. Come dimostra la storia di tanti «nobili» rigoristi del passato. Sbloccato il risultato, tutto diventa ancora più scontato per il Milan. La squadra rossonera è padrona di ogni angolo del campo e si gode la lucidità tattica di un Flamini destinato a rinnovare presto il contratto e la freschezza di uno scatenato Robinho (preferito dal tecnico a uno stanco El Shaarawy). Proprio il brasiliano mette la sua firma sui due assist che Muntari, con una girata al volo, e Flamini, con un tocco ravvicinato, trasformano in gol.”

Ferguson, l’annuncio in lacrime ai suoi giocatori: «Ho deciso, mi ritiro». L’articolo de La Gazzetta dello Sport a firma di Stefano Boldrini:

“L’annuncio ufficiale è arrivato alle 9.20 di Londra. Il Manchester United ha dato immediato seguito ai rumors trapelati il giorno prima e riportati sui giornali di ieri per rispettare le regole della Borsa: i Red Devils sono infatti quotati a New York. All’apertura del mercato di Wall Street, il titolo dello United è crollato. Subito dopo il comunicato del club, le parole di Ferguson: «Ho pensato molto a questa decisione e credo che sia il momento giusto per ritirarmi. È importante per me lasciare il Manchester United ai vertici e con una struttura forte. Il nostro centro sportivo e la nostra accademia sono tra le migliori al mondo. Sono lusingato di continuare a far parte del Manchester United come direttore tecnico e come ambasciatore. In questo momento, voglio ringraziare la mia famiglia per l’affetto e il sostegno ricevuti in questi anni. In particolare, ringrazio mia moglie Cathy, figura chiave di tutta la mia carriera. Voglio ringraziare anche giocatori e staff, passati e presenti, per la condotta professionale e l’impegno che sono stati alla base dei nostri successi». Ferguson ha chiuso il messaggio ringraziando il consiglio direttivo, Bobby Charlton, la famiglia Glazer che possiede lo United dal 2003 e i tifosi.”