“In nomine Renzi”: svolta rosa e larghe intese sui giornali

ROMA – “In nomine Renzi”: svolta rosa e larghe intese sui giornali. Alla fine, dopo settimane di pronostici e vaticinii più o meno interessati, sono giunte le attese nomine dei vertici delle grandi società in scadenza. Come ha accolto la stampa italiana, la stessa che si è accanita in un’infinita teoria di toto-nomi, la “rottura controllata” (Sole 24 Ore) di Matteo Renzi? “In nomine Renzi”, la sagace apertura del Manifesto, è passata la piccola rivoluzione del tetto agli stipendi e di una significativa presenza femminile. “Nelle aziende di Stato arrivano 4 donne” titola entusiasta La Repubblica (“La carica delle donne” rilancia IL Messaggero).

“A proposito di donne, lo sapevate che i presidenti delle aziende pubbliche non contano quasi nulla?”, sembra rispondergli il cattivo Jena su La Stampa che in realtà è più embedded con il presidente del Consiglio (“La strategia del premier. Scommettere sulle donne è il vero cambiamento”): nelle pagine interne, però, Marcello Sorgi non può non rilevare che “Le quote rosa profumano di larghe intese”.

Più neutrale il Sole 24 Ore che si limita a segnalare in apertura il “rinnovo ai vertici” ma in un trafiletto avverte che “Sulle liste rispunta il Cencelli”, alludendo alla mai morta logica spartitoria dei partiti per indicare i rappresentanti del Tesoro nei consigli di amministrazione delle società controllate dallo Stato. Il Corriere della Sera è l’unico che riferisce di qualche difficoltà a trovare la cosiddetta quadra (“Le nomine contrastate di Renzi”) delegando poi a Sergio Rizzo l’analisi su “Gli interrogativi di una svolta”. Tra “Grillo è un cretino”, “Berlusconi-Renzi atto secondo” e “I figli in provetta e il folle fantasma dell’incesto” sulla prima pagina de Il Giornale non una riga è spesa per annunciare la svolta rosa. All’interno se ne parla male.

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