Verona, il muro di chewingum che umilia Giulietta e Romeo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Aprile 2014 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA
Verona e il muro di «gomme» che umilia Giulietta e Romeo

Casa di Romeo e Giulietta a Verona

VERONA – Visitata ogni giorno da migliaia di turisti. Ma la casa simbolo degli innamorati si è trasformata in un ricettacolo di chewingum.

Racconta Stefano Filippi sul Giornale:

C’erano una volta le scritte sui muri, i graffiti, le monetine lanciate nelle fontane, i lucchet­ti, le cartoline illustrate. Tutti modi per fermare il tempo in un ricordo, un impegno a ritorna­re in un luogo del cuore, la spe­ranza di una felicità non fuga­ce. È chiaro che scattare un sel­fie pieno di smorfie è meglio che scalpellare mura millena­rie o ricoprirle di cicche masti­cate. Ma sarebbe un ricordo personale, intimo, senza alcun rilievo pubblico.

Invece oggi bisogna lasciare una traccia stabile del proprio passaggio, un’orma visibile a chiunque, qualcosa che duri nel tempo, tendenzialmente immortale. E l’accumularsi di certi segni diventa un sigillo di notorietà. Avanti dunque con la fantasia, o la perversione, dei nuovi barbari. I graffiti come forma d’arte,i muri come le tele immaginarie degli artisti esclu­si dai musei, i lucchetti che tra­sformano cancelli e ringhiere in ancore di salvataggio cui in­catenare affetti e memorie. Ma la cicca? Una distesa di gomme spiccicate sui muri cosiddetti dell’amore è soltanto un monu­mento allo schifo. Nel cortile di Giulietta ormai i turisti ci fanno caso soltanto quando vi si appoggiano. È un fenomeno curioso: chi tocca le cicche ritrae la mano raccapric­ciato, ma a certuni si accende un’insana lampadina che indu­ce a contribuire all’opera co­llet­tiva sputando la pallottola insa­livata e incollandola, senza far­si troppo vedere, sui muri di ca­sa Capuleti. Qualcuno riesce a incidervi nomi o sigle, altri infi­lano pezzetti di carta, altri anco­ra attaccano cerotti in assenza di chewing gum ma in presenza di cicatrici.

Ormai nel cuore di Verona il percorso è consolidato. Si var­ca i­l portone di via Cappello do­po un’attesa che a certe ore può essere anche molto lunga. Pri­ma tappa sotto il portico a volta, quello dei graffiti. Una volta si provvedeva direttamente a ro­vinare i muri, che poi il comune ha pensato bene di coprire con due pareti in cartongesso desti­nate a essere sostituite periodi­camente. La seconda tappa si svolge nel cortile per la beneau­gurante palpatina alle tette bronzee della statua di Giuliet­ta, con relativa foto a immorta­lare l’impresa.

Chi vuole strafare compra il biglietto (intero 6 euro, ridotto 4,50: quando si dice amore e in­teresse), sale al primo piano del­l’edificio trecentesco (ma re­staurato 80 anni fa) e si affaccia al leggendario balcone dal qua­le l’eroina shakespeariana calò le trecce per il suo spasimante. «Romeo, Romeo, chi sei tu, co­sì nascosto dalla notte, che in­ciampi nei miei pensieri più nascosti?». Oggi il povero Montecchi incespichereb­be in cumuli di chewing gum rappresi e andrebbe a sbattere il muso contro una cancellata rivestita di lucchetti. Il comune ha ema­nato regole rigide, ha perfino messo un pa­io di vigili a guardia del santuario del­l’amore mondia­le. Ma divise e sguardi truci re­stano impoten­ti contro le or­de di masticatori da tutto il mondo deside­rosi di appendere il loro «ex vo­to » agli dei della passione. Ba­sterebbe una multa a infrange­re il mito dell’amore. Perciò niente contravvenzioni, soltan­to qualche richiamo a non scri­vere fuori dagli spazi bianchi sulle pareti di cartongesso.