Virus Mers: uccide un malato su 3, non ci sono cure. Paura e quarantena in Corea

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Giugno 2015 - 15:41 OLTRE 6 MESI FA
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ROMA – Si chiama Mers, è un virusche colpisce le vie respiratorie, uccide una persona contagiata su tre e sta spaventando l’oriente. Soprattutto la Corea dove si sono già registrate due vittime e sono 1400 le persone in quarantena per impedire i contagi.  Il virus è stato individuato per la prima volta in Arabia Saudita nel 2012 e fa paura soprattutto per due motivi: è aggressivo e rapido nel diffondersi, è difficile da individuare visto che i sintomi iniziali sono quelli classici comuni a quasi tutte le infezioni respiratorie: tosse e febbre.

In Corea l’allarme è scattato il 20 maggio quando è stato individuato un paziente zero: era appena tornato dal Medio Oriente, ha 68 anni. Da quel momento la Corea si è attivata anche se non mancano le polemiche per un presunto ritardo organizzativo:  chiuse  oltre 700 scuole nell’area intorno a Seoul, 1400 le persone in isolamento.

A far paura è il rischio epidemia. Secondo l’Oms, la mortalità della Mers è del 36% e al momento non ci sono vaccini. In Asia temono una diffusione lampo, come già successo, del resto per la SARS Sindrome Respiratoria Acuta Grave che causò oltre 800 decessi nel 2002-2003.

Contagio. Spiega il dottor Emanuele Nicastri, responsabile di malattie infettive allo Spallanzani di Roma alla Stampa che il virus “si trasmette, come molti dei patogeni che interessano le via aeree superiori ed inferiori, con le goccioline di droplet che il paziente può emettere nell’ambiente con le sue secrezioni, tosse, espettorato o starnuto”. Non è dimostrata, per ora, la trasmissione per via aerea. Ma la cautela negli ospedali è d’obbligo. Spiega La Stampa:

In ospedale però, spiega specie se si effettuano procedure che possano generare aerosol, si può decidere di alzare il livello di sicurezza per l’operatore utilizzando misure di prevenzione di questo tipo di trasmissione. «Gli agenti che si trasmettono per via aerea liberano delle goccioline molto più fini e piccole che rimangono sospese nella stanza del paziente e possono infettare persone che siano a distanza maggiore di un metro e mezzo dal paziente stesso».