Il fantastico mondo di Mario Balotelli

Pubblicato il 13 Novembre 2011 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA

Mario Balotelli (LaPresse)

MANCHESTER  – Nel fantastico mondo di Mario, c’e’ sempre stato spazi per colpi da campione e cadute da bambino.

Ora che il pendolo oscilla tutto da una parte, si tiene dentro la felicita’ che solo chi lo conosce bene immagina.

”Vedrete, un giorno Balotelli mostrera’ la sua gioia per un gol: e tirera’ fuori tutti i suoi sentimenti”, dice Prandelli, un po’ tecnico un po’ tutore calcistico.    Di papa’ surrogati come Mourinho, per uno nato e affidato ad altri genitori, SuperMario ha chiarito di non aver bisogno. Come di tutte quelle foto in prima sui tabloid. Parlate delle mie partite, please, non della vita privata. Richiesta difficile spesso, ma non ieri. Anche se neanche il primo gol in azzurro e quello scudetto tricolore baciato, dentro lo stadio di Breslavia, hanno reso il 21enne italo-ghanese personaggio diverso da quel che si sente. ”Ma quante foto mi fai?”, ha detto scherzando al fotografo che lo rincorreva, all’uscita dal campo della Borghesiana dove oggi si e’ ritrovato con i compagni. Con loro, ha fatto quel che gli riesce meglio, dopo le giocate di classe e i gol: ridere.

”Tira Babangida, tira”, lo incitava Aquilani rievocando la somiglianza con l’ala della Nigeria e dell’Ajax campione olimpico nel ’96. SuperMario si e’ invece ricordato della sua storica rivalita’ con la Roma: ”Non segni mai, si vede che hai giocato in giallorosso…”, la risposta tra risate reciproche. E poi via con giochetti uno contro uno con Ogbonna, incapace di togliergli il pallone nonostante analoga forza fisica. L’immagine dei due ‘coloured’ della nazionale, in fondo, era il quadro piu’ esplicito di cosa sia stata l’avventura di Balotelli finora: far accettare finalmente fino in fondo la sua presunta diversita’.

”Non sono io ad aver aggiustato il suo talento – racconta Prandelli – Sono i talenti ad aggiustarsi da solo. Lui quelle doti le ha nel Dna, vedremo se e’ la svolta. Di sicuro e’ piu’ maturo. Con ragazzi cosi’, basta entrare in empatia, essere sinceri, essere pronti ad ascoltare”. E a capire. ”Avete visto, dopo il gol ha baciato lo scudetto tricolore sulla maglia: ci lancia segnali, dobbiamo capirli se vogliamo esser capaci di aiutarlo”. Ma forse non e’ piu’ ora che gli altri aiutino Balotelli, e non solo perche’ SuperMario e’ abituato ad aiutare. Si chiama col suo nome un’ala intera della scuola media di Cuey Machar, in Sud Sudan: l’hanno costruita con l’idea di un suo amico ed ex bambino soldato, Jhon Kon Kelei, e con i soldi dell’attaccante. Anche col cuore in Africa, non e’ difficile sentirsi profondamente italiano. ”Ho scelto la maglia azzurra perche’ il mio sogno era rappresentare il mio Paese, e quando gioco lo faccio per tutti gli italiani”. Anche per quelli che un anno fa viaggiarono fino a Klagenfurt per esporre uno striscione, ‘no all’Italia multirazziale’, o a chi urlava negli stadi della Serie A ‘non esistono negri italiani’. Era l’unico disprezzo che lo feriva.

”Sono felice per lui, dopo tutte le critiche – la conclusione di Prandelli – Ma faccia tesoro di queste esperienze”. Intanto una rivincita se l’e’ presa. E chissa’ che non sia solo la prima.