Inter, Ernesto Pellegrini: “Moratti non cedere a Thohir. Ti aiuto io”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Agosto 2013 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
Inter, Ernesto Pellegrini: "Moratti non cedere a Thohir..."

La prima pagina della Gazzetta dello Sport del 2 agosto

MILANO – L’ex presidente dell’Inter dal 1984 al 1995, Ernesto Pellegrini, ha parlato in esclusiva alla Gazzetta dello Sport: “Thohir punta solo al business. Il club resti italiano e venga ristrutturato. Posso aiutare con altri imprenditori”.

Ecco uno stralcio dell’intervista:

Ne ha parlato con Moratti?

«Non ho voluto chiedergli nulla e lui non mi ha detto nulla. Questa è soltanto una mia idea».

Ma non c’erano state delle divergenze tra lei e Moratti?

«Quando avviai la trattativa per la cessione dell’Inter, c’erano persone che cercavano di accattivarsi la simpatia di Moratti, mettendomi in cattiva luce con lui. Nel tempo, però, Massimo ha capito. Mi ha sempre dato atto di essere stato corretto con lui e di avergli lasciato una società a posto sotto tutti i punti di vista. Siamo amici, tutti gli anni è ospite a casa mia e confesso che mi fa piacere quando mi dice: “Ernesto, sei un signore”…».

Veniamo al dunque: lei ha esordito dicendo che le dispiace vedere l’Inter in mani straniere, ma se Moratti sta chiudendo non esistono alternative…

«Da quello che vedo, mi pare che la trattativa non sia ancora chiusa. E allora, se davvero è così, lancio un appello: auspico che Moratti continui a fare il presidente dell’Inter. Ma se da solo non ce la fa più, perché non si fa avanti per aiutarlo qualche imprenditore italiano, meglio milanese e comunque interista? Io mi rifiuto di credere che non ci sia nessuno».

Lei sarebbe disposto ad aiutarlo?

«Come presidente ho già dato, ma sono pronto a dargli una mano in altra veste. Anche se non voglio fare nomi, conosco altri industriali con grandi mezzi economici che potrebbero unirsi a me per aiutare Moratti. Bisogna vedere se anche loro offriranno la propria disponibilità e, a questo punto, spero che escano allo scoperto come sto facendo io. In fondo, basterebbero 4 persone serie per formare una cordata forte».

Ma perché è così contrario all’ingresso di Thohir?

«Perché le squadre di calcio non sono un business: coinvolgono la passione di tanta gente. L’Inter, il Milan e la Juventus hanno una storia gloriosa alle spalle, sono patrimonio di grandi famiglie e grandi tifoserie. Una squadra di calcio prima di tutto deve essere amata. Thohir, come qualsiasi altro straniero — perché, lo ripeto: io non ce l’ho con lui — non può dire di amare l’Inter. Magari nel tempo il suo sentimento potrebbe trasformarsi in amore, ma oggi l’Inter per lui è soltanto interesse».

Eppure ormai anche grandi marchi italiani passano nelle mani straniere…

«È vero ma, secondo me, finché si può le nostre aziende dovrebbero rimanere italiane. Il mio gruppo ha 7.500 dipendenti e per fortuna va bene. Anch’io negli ultimi anni ho ricevuto offerte da stranieri, ma le ho sempre rifiutate e ho già detto a mia figlia Valentina, che lavora con me, di mantenere il più possibile in futuro un’identità italiana, proprio per la storia e per l’orgoglio della nostra azienda».