Inter-Milan, Ibrahimovic: “Fischi? Vincere il derby ripaga di tutto”

Milan trionfa nel derby

Il nome di Zlatan Ibrahimovic e il suo passato sono stati il refrain del derby vissuto sugli spalti. I suoi piedi, i suoi muscoli e la fame di scrivere il presente hanno dominato la storia di quello che contava di piu’, in campo.

Qualche colpo di fino, qualche altro proibito, ma soprattutto lavoro di sacrificio e freddezza nel calciare il rigore che vale per il suo Milan lo strappo in classifica a piu’ 6 punti sulla sua ex Inter. Alla fine lo svedese e’ ”morto, stanchissimo”, ma battere l’Inter ha avuto un certo gusto. ”Vincere una partita cosi’ ti restituisce tutto quello che hai fatto, crediamo tutti di poter vincere lo scudetto anche se manca molto”, sorride l’attaccante.

Come nelle previsioni, i tifosi interisti lo hanno fischiato, ricordandogli che andandosene a Barcellona ha perso il titolo a cui piu’ teneva, la Champions League. Ma per lo svedese il passato conta zero, e si e’ concentrato sui 90′ piu’ caldi di questo primo scorcio di stagione. Ha retto la tensione del derby meglio del suo guardiano Materazzi, e alla fine lo ha messo ko con un calcione: ”Non l’ ho fatto apposta, ma l’importante e’ che Marco stia bene”, dice lo svedese, che dopo 15 secondi aveva subito una spallata del difensore nerazzurro come il solletico. E al 4′ lo aveva deriso con una frenata in contropiede inducendolo a un intervento scriteriato. Poi e’ stato glaciale sul dischetto: ”Mi sentivo tranquillo anche se la curva dell’Inter mi fischiava – racconta -: non ho sentito i fischi e non ho pensato a nulla”.

”Ci siamo detti che siamo una squadra e di giocare come sappiamo”, ha spiegato lo svedese, leader tecnico ed emotivo di un Milan orfano di Pato e Inzaghi: ”Come persona mi sento sempre piu’ forte, ci sono tante partite da giocare, con un po’ di pazienza troveremo anche il nostro ritmo”.

”Abbiamo fatto un grande lavoro e un grande sacrificio nel secondo tempo con un uomo in meno, abbiamo giocato con un grande cuore”, spiega ancora Ibrahimovic, che rende merito al suo allenatore: ”Allegri da’ fiducia a tutti, anche a quelli che non giocano molto”. ”Ci vuole sacrificio anche se ti chiami Milan e hai grandi campioni”, sostiene il tecnico, che dedica il successo agli infortunati Pato e Inzaghi, e vede rinforzate anche le proprie quotazioni: ”Non e’ il Milan di Allegri, ma il Milan di tutti.

Quando sono entrato a Coverciano – risponde a chi gli chiede se concordi le formazioni con la societa’ – per il corso di secondo livello, la prima cosa che ci hanno detto e’ ‘siete uomini soli con la valigia in mano’. Siamo pagati per fare delle scelte di responsabilita’ e queste scelte sono impopolari al 50%”. Allegri rischiava pero’ di pagare la mancata sostituzione di Abate, poi espulso. ”Fortunatamente tutto e’ finito bene, magari si restava in 11 e pareggiavamo. E l’uscita di Abate – conclude con un sorriso – ci ha fatto alzare la concentrazione”.

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