Le Iene, Chico Forti e il documentario sull’assassino di Versace: “La Polizia di Miami…”

Le Iene, Chico Forti e il documentario sull'assassino di Versace: "La Polizia di Miami..."
Chico Forti nell’inchiesta de Le Iene

ROMA – Nell’ultima puntata de Le Iene si è parlato del documentario che Chico Forti realizzò sulla morte di Andrew Cunanan, l’assassino di Gianni Versace. Secondo Forti, quella produzione, in cui criticava l’operato della polizia di Miami, è alla base del presunto accanimento contro di lui. L’ex velista e produttore televisivo italiano infatti, è stato condannato nel 2000 all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998 a Miami. Lui si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario.

Come racconta l’inviato de Le Iene Gaston Zama, sono molte le cose che sembrano non tornare nella vicenda, tanto che il governo italiano ha annunciato l’intenzione di chiedere la grazia per Forti. “Mi ha riempito di gioia, anche perché ho l’impressione che questa volta si tratti di parole concrete”, ha detto Chico Forti.

L’omicidio di Dale Pike.

Il 15 febbraio del 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Chico Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami. Forti viene accusato di essere parte in questo felony murder, un omicidio commesso durante l’esecuzione di un crimine (truffa in questo caso, dato che l’accusa aveva posto come movente dell’omicidio una truffa di Forti ai danni di Pike padre). Nel 2000 viene condannato all’ergastolo senza la possibilità di “rilascio sulla parola”. Attualmente sta scontando la pena al Dade Correctional Institution di Florida City vicino Miami. 

“Non posso esserne certo. È indubbio che io sia stato un personaggio scomodo per alcuni dei poliziotti del dipartimento di Polizia di Miami. L’aver sollevato dubbi, aver fatto scoprire quella polvere sotto il tappeto quando il pavimento sembrava tutto bello pulito non è stato certo un qualcosa a mio favore” ha detto Chico Forti a Le Iene. La polvere, o meglio, alcuni granelli di sabbia, furono trovati nell’auto di Forti. Una prova fondamentale nel processo che portò alla condanna dell’italiano.

Il documentario sulla morte dell’assassino di Gianni Versace.

Quella sabbia e quei dubbi riguardano l’assassinio di Gianni Versace. Lo stilista italiano venne ucciso la mattina del 15 luglio 1997 con due colpi di pistola sugli scalini della sua villa a Miami Beach. Dell’omicidio fu incolpato Andrew Cunanan, un serial killer di 27 anni. Cunanan viene rintracciato in una casa galleggiante a Miami Beach, solo otto giorni dopo l’assassinio del noto stilista. Sul luogo arrivano le televisioni di tutto il mondo per seguire il blitz dell’Fbi ma quando gli agenti fanno irruzione trovano solo il cadavere di Cunanan, riverso su un letto e con una pistola in mano. Si tratta di suicidio. L’arma con cui si sarebbe sparato sarebbe stata la stessa dell’omicidio di Versace.

Chico Forti nel frattempo era diventato un produttore televisivo. Acquista i diritti per entrare per primo nella casa galleggiante dove fu trovato morto Cunanan e così realizza un reportage dal titolo “Il sorriso della medusa”, uscito nel settembre del 1997 a soli due mesi da quel suicidio.

Secondo il reportage di Chico Forti, Andrew Cunanan non si sarebbe suicidato ma sarebbe stato ucciso e poi portato in quella casa galleggiante per inscenare il suicidio: “Non avevo un’idea chiara prima di entrare in quella casa. Avevo però già un’idea, che ci fossero tante cose che non quadravano. Era una versione troppo comoda, troppo conveniente quella che era stata data dal capo della polizia alla stampa” dice Forti a Le Iene.

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Sull’omicidio di Gianni Versace e sui dubbi si riempono intere pagine dei maggiori quotidiani mondiali. Antonio D’Amico, compagno dello stilista, fu il primo a soccorrere Versace ma né lui né gli altri testimoni furono mai in grado di identificare con certezza Andrew Cunanan come l’uomo che sparò. Questo aspetto fu sottolineato anche, subito dopo la chiusura delle indagini, anche da Richard Barreto, il capo della polizia di Miami. Dichiarazioni che entrarono anche nel documentario di Chico Forti.

Anche Frank Monte, detective privato ingaggiato dallo stesso Versace prima della sua morte, mise in dubbio che fosse Cunan l’assassino: “Era convinto che al massimo lo avrebbero rapito. Certo non immaginava che avrebbero tentato di ucciderlo. Secondo me è successo che una persona vicino a lui, ma non parte della famiglia, abbia commissionato il suo omicidio. Un lavoro da professionisti”. Secondo lui le autorità avrebbero trovato comodo incolpare Cunanan per non entrare dentro la vicenda dell’omicidio: “Sono in tanti tra investigatori e giornalisti a conoscere la verità, ma a nessuno conviene fare molto rumore su questa storia. Basta parlare con qualche investigatore o avvocato per capire che è abbastanza improbabile che le cose siano andate a quel modo”.

Una messa in scena insomma, di cui si sarebbe convinto anche Chico Forti. Il reportage aveva gettato ulteriori dubbi, perché secondo Forti alcuni dettagli della scena del crimine andavano contro la ricostruzione fornita dagli inquirenti: “La mia ipotesi è che la versione del suicidio fosse una panzana, una cosa di comodo” dice Forti. 

Secondo quanto denuncia Chico Forti, durante il secondo interrogatorio a cui fu sottoposto dopo l’omicidio di Dale Pike gli agenti avrebbero strappato le foto dei suoi figli davanti a lui dicendogli “Non li rivedrai mai più, così impari a parlare male di noi”. “Non c’è mai stato dubbio nella mia mente che si riferissero proprio a quelle che erano le mie critiche”, dice Forti.

Anche se il documentario non fu mai trasmesso negli Stati Uniti, “dubito molto che i diretti interessati non ne fossero a conoscenza, non ne ho la certezza ma sono convinto che loro ne fossero a conoscenza”, continua Forti. “Sono stato ospite anche a vari programmi d’inchiesta televisivi conosciuti in Usa. E lì io già mettevo in dubbio la versione della polizia di Miami. Sono diventato immediatamente un personaggio scomodo”. 

Fonte: LE IENE.

 

 

 

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