Tetiaroa, il paradiso terrestre nella Polinesia francese di cui s’innamorò Marlon Brando, risparmiata dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale e scampata agli esperimenti atomici nell’epoca della guerra fredda, non è riuscita a evitare ruspe e speculatori. Sull’atollo, che Brando comprò dopo averci girato il film L’ammutinamento del Bounty, nascerà un resort di lusso: un hotel a cinque stelle attorniato da 47 ville con tanto di piscina, un centro fitness e una spa.
I lavori sono già iniziati. Il progetto immobiliare prevede anche la sistemazione di un lago interno e l’allungamento di una pista d’atterraggio. Come si chiamerà l’hotel? ‘The Brando’, naturalmente. Sull’atollo, praticamente disabitato, vive solo con la sua famiglia il figlio dell’interprete del ‘Padrino’, Teihotu Brando.
E’ lui che ha affittato una parte dell’atollo alla società alberghiera Pacific Beachcomber. Di fronte alle proteste dei pescatori e degli ambientalisti, ferocemente contrari al progetto, il presidente della Polinesia francese, Oscar Temaru, ha parlato del ‘The Brando’ come di una “vetrina sul piano mondiale” per il territorio d’oltremare francese, e ha snocciolato le cifre dell’investimento: verranno spesi 100 milioni di euro, 150 persone del posto lavoreranno nel cantiere, 100 saranno assunte per la gestione dell’hotel. In tempi di crisi sono numeri da non buttar via, è il messaggio di Temaru, che comunque rassicura: i lavori saranno realizzati “con tutte le autorizzazioni e precauzioni possibili”.
Promesse e rassicurazioni che non bastano a placare le proteste degli ambientalisti: l’accusa al governo locale è quella di essersi fatto “narcotizzare dai miliardi del progetto”. Vogliono che i 13 isolotti della laguna di Tetiaroa vengano dichiarati riserva naturale: le spiagge bianche, formate dal guscio di conchiglie frantumate, i pesci di ogni colore, i coralli viola, gli uccelli rari, tutto concorre a rendere la laguna un ecosistema straordinario ma fragilissimo. Vorrebbero proteggerlo.
Di Tetiaroa Brando si innamorò alla sua prima visita, quando vi sbarcò per girare L’ammutinamento del Bounty. Nel 1965 vi tornò per acquistarlo. Allora aveva 42 anni e alle spalle tutti i migliori film della sua vita. Poteva permetterselo e per 250mila dollari ottenne la concessione dell’atollo per 99 anni. Insieme alla sua terza moglie, la polinesiana Tarita Teriipaia, lo elesse per nove anni suo rifugio dal mondo.
Grazie a una piccola pista di atterraggio per aerei si eclissò agli occhi di Hollywood godendo del clima secco e salubre, evitando le piogge della vicina Tahiti, tornandovi per nascondersi ai grandi lutti della sua vita come la morte della figlia Cheyenne che si tolse la vita a 25 anni dopo che un fratello le uccise il marito. Ed è proprio in questo sperduto atollo che parte delle ceneri dell’attore, dopo la sua morte nel luglio del 2004, furono disperse.
Dopo la guerra di successione tra i suoi eredi, l’isola fu assegnata al figlio Teihotu. E’ lui che ha affittato una parte dell’atollo alla società alberghiera, allontanandosi dai progetti del padre. Brando, infatti, negli anni ’70, dopo aver pensato in un primo tempo di realizzarvi un’università, optò per un piccolo villaggio turistico: una quindicina di capanne, confuse tra la vegetazione. Niente a confronto di quello che sarà “The Brando”.