5.144 nuovi casi e 44 morti: questi i numeri del bollettino di oggi, lunedì 15 novembre, sulla situazione della pandemia in Italia.
Aggiornamento alle 17:33
Tasso di positività al 2%
Sono 248.825 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore. Domenica erano stati 445.593. Il tasso di positività è al 2% (domenica era all’1,7%). Sono invece 475 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 17 in più rispetto a domenica. Gli ingressi giornalieri sono 41 (domenica 29). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.808, ovvero 161 in più rispetto a domenica.
I numeri totali della pandemia
Sono 120.875 gli attualmente positivi al Covid in Italia, secondo i dati del ministero della Salute, 1.645 in più nelle ultime 24 ore. Dall’inizio della pandemia i casi totali sono 4.865.260, i morti 132.819. I dimessi e i guariti sono invece 4.611.566, con un incremento di 3.510 rispetto a domenica.
Friuli verso la zona gialla?
“Non possiamo fare pagare il prezzo di eventuali nuove chiusure ai vaccinati, che hanno difeso se stessi e gli altri, partecipando alla campagna vaccinale”. Lo ha detto oggi a Udine il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, commentando la situazione della pandemia in regione.
“Siamo a un passo dalla zona gialla – ha ricordato – e questo è dato dal numero dei ricoveri anche in area medica, molto vicino al 15%. Il Fvg andrà in zona gialla, ma per fortuna questo prevede misure ancora molto contenute. Tuttavia, il passaggio alla zona arancione sarebbe drammatico per l’economia, è una cosa che non possiamo e non dobbiamo permettere. Dunque è chiaro che l’invito che continuo a fare è vaccinarsi, se ancora non lo si è fatto, e a fare la terza dose dopo i sei mesi”.
Il governatore ha poi ribadito che “chi ha seguito le regole è ben diverso da chi, invece, porta in giro fake news, non vuole partecipare alla campagna vaccinale, racconta fandonie sul vaccino”.
Secondo Fedriga, “ormai i dati scientifici ne dimostrano l’efficacia, in quanto proteggono noi e le strutture ospedaliere che, altrimenti, rischiano di diventare sovraffollate”.