TARANTO, 31 MAG – Era tornato a casa, libero dopo sette mesi di carcere, Michele Misseri, zio di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa ad Avetrana. Ma zio Michele, come ormai era conosciuto l’uomo, in serata e’ stato portato all’ospedale di Taranto dopo un’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio firmata dal sindaco del paese pugliese. A raccontare quanto accaduto la figlia Valentina che si trovava con lui: ”sono venuti i medici del 118 dicendo di aver ricevuto una chiamata, ma io non ho chiamato nessuno. Lui stava bene, era meravigliato per essere uscito dal carcere e si e’ sfogato ma stava benissimo”. Alla richiesta di spiegazioni, ha aggiunto Valentina, i medici hanno risposto che era stato il sindaco di Avetrana a disporre con un’ordinanza il ricovero.
Ancora un colpo di scena, dunque, nella vicenda dell’omicidio di Sarah. Michele Misseri aveva varcato la soglia del carcere di Taranto poco prima dell’alba del 7 ottobre scorso, a bordo di un’auto dei carabinieri. Ieri sera alle 19.15 l’uomo e’ uscito dallo stesso cancello, riconquistando la liberta’. Lo ha fatto a bordo di una Jeep con i vetri oscurati, coprendosi il volto con una coperta e accanto alla figlia Valentina, scortato per un tratto da auto dei carabinieri e della polizia penitenziaria. Ha dribblato decine di cameramen e giornalisti, mentre una piccola folla di curiosi applaudiva al suo passaggio.
Misseri e’ stato scarcerato dal gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati. L’agricoltore di Avetrana resta indagato in stato di libertà per omicidio, vilipendio di cadavere e soppressione di cadavere. L’unico obbligo impostogli è quello di presentarsi ogni pomeriggio alla caserma dei carabinieri di Avetrana per firmare la presenza. La decisione del gip è scaturita dall’esame di un’istanza di scarcerazione depositata stamani dal difensore di Misseri, l’avv. Francesco De Cristofaro, ma soprattutto dalla richiesta formulata dalla stessa Procura di Taranto. Nell’istanza il difensore di Misseri sosteneva la decorrenza dei termini di custodia cautelare.
La Procura l’ha ritenuta inammissibile perchè per il reato di omicidio, ancora contestato all’agricoltore, il periodo massimo di carcerazione preventiva è di un anno, e non è ancora scaduto. Ma nello stesso tempo i magistrati inquirenti hanno depositato una richiesta di revoca della misura cautelare per il reato di omicidio, ritenendo attenuate le esigenze di detenzione, e di estinzione dell’altra misura restrittiva riguardante la soppressione del cadavere di Sarah. Il gip, nel giro di poche ore, ha ritenuto che per Michele Misseri, allo stato attuale delle indagini, il periodo di detenzione dovesse finire.
In serata l’agricoltore è arrivato a casa, nella villetta in via Deledda 22 ad Avetrana dove si è consumato il delitto di Sarah. Ad attenderlo, tra la folla di fotografi, cameramen e giornalisti e tanti curiosi, c’erano anche due sorelle e una nipote, che lo hanno visto, amareggiate, solo sfilare in casa accompagnato da Valentina.
La scarcerazione dell’agricoltore è arrivata nello stesso giorno in cui la moglie, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina, entrambe detenute nello stesso carcere di Taranto, non hanno voluto rispondere alle domande del gip durante l’interrogatorio di garanzia. Atteggiamento suggerito dai difensori delle due donne. “In questo momento non era opportuno che rispondesse” hanno detto i legali di Cosima; “non c’era alcuna utilità processuale” se avesse risposto, ha ribadito uno dei difensori di Sabrina.
Cosima e sua figlia sono accusate, nell’ordinanza di custodia cautelare notificata loro il 26 maggio scorso (la seconda per Sabrina) di concorso in omicidio e soppressione di cadavere. E nella tarda mattinata in carcere, accompagnata dalla zia Emma, sorella di Cosima, era giunta anche Valentina per far visita ai parenti. Ha avuto un colloquio solo con Sabrina, è andata via senza dire una parola. Poi, nel tardo pomeriggio, è stata chiamata dagli inquirenti quale parente più stretto per accompagnare fuori dal carcere il padre. Ma il soggiorno a casa di Michele e’ durato poco. In serata il ricovero nell’ospedale di Taranto.