Renzi: “Taglio Ires a tutte le imprese già nel 2016”

Renzi: taglierò l'Ires a tutte le imprese già nel 2016
Renzi: taglierò l’Ires a tutte le imprese già nel 2016

ROMA – La riduzione della pressione fiscale resta il perno della prossima manovra, che punterà ad aumentare il reddito disponibile per le famiglie, con il taglio, confermato, delle tasse sulla prima casa, ma anche a sostenere le imprese, attraverso una riduzione dell’Ires (imposta sul reddito delle società). che comincerà già il prossimo anno “per tutti”.

Meno tasse sul lavoro. Un intervento “significativo sul lavoro, di riduzione di tasse per le imprese”, spiega il premier a ‘In mezz’ora’, “volevo portarlo nel 2017, ma credo che riusciremo ad anticiparlo, almeno in parte, al 2016”. E la “sorpresina per gli amici che vogliono investire” sarà generalizzata perché un “massaggio cardiaco” alle sole imprese del Sud, come suggerivano alcune simulazioni circolate negli ultimi giorni, andrebbe contro la disciplina Ue sugli aiuti di Stato.

Quanto costa il taglio dell’Ires. Certo, ora bisognerà vedere come calibrare la misura, spiegano i tecnici, visto che ogni punto di Ires in meno costa 1,2-1,3 miliardi e che le risorse a disposizione non sono infinite. Ma la strada è tracciata e l’obiettivo, ribadisce il premier, resta quello di arrivare gradualmente a fare “meglio della Spagna”, dove la tassazione sul reddito d’impresa si ferma al 25% (oggi in Italia le imprese pagano tra Ires e Irap il 31,4%).

Peraltro per le imprese ci sono anche diversi altri interventi in cantiere, che vanno dal rafforzamento della Sabatini a quello del credito d’imposta per la ricerca che al momento restano nella lista delle cose da fare. E sul tavolo resta anche la possibile proroga degli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, che andranno comunque “ridotti”, precisa Renzi, perché “funzionano solo se sono una tantum, sennò diventano una sorta di metadone”.

No digital tax. Per reperire i fondi necessari però non ci sarà un anticipo della ‘digital tax’ al 2016, ipotesi smentita seccamente dal premier: “Dobbiamo trovare un modo per far pagare le grandi multinazionali ma ‘cum grano salis’ e a livello europeo. O l’Europa lo fa nel 2016 o noi nel 2017, abbiamo detto. Ma dobbiamo evitare di farla percepire come una tassa sull’innovazione”.

A dare una mano ci penserà invece la ‘voluntary disclosure’ che già ha portato nelle casse dello Stato un miliardo e mezzo e che può arrivare il prossimo anno, nelle previsioni del capo del governo fino a 5 miliardi. Intanto comunque “saremo molto prudenti nel bilancio, metteremo 2-2,5 miliardi”.

Cui si aggiungeranno anche altre buone performance del recupero dell’evasione, come quella dell’Iva, che, come anticipa il premier, a fine settembre ha fatto segnare un +4,3% rispetto allo scorso anno, “circa 3 miliardi”, di cui al massimo “l’1% deriva dal fatto che l’Italia va un po’ meglio”. Avanti anche con la spending review che sta “procedendo bene”, anche se è probabile che quest’anno si metteranno nero su bianco interventi per 6-7 miliardi, rispetto ai 10 indicati con il Def di aprile.

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