Dov’è finito il sostantivo ricostruzione? Scomparso nelle chiacchiere dei politici.
Tra le forze politiche si parla di tutto. Dalla legge elettorale ai patti segreti per creare nuove alleanze. Dal rimpasto alla poltrona di Palazzo Chigi che qualcuno vorrebbe cambiare. L’unica parola scomparsa è proprio quella che più interessa il popolo italiano.
Ricostruzione, ora si tace
Subito dopo il lockdown questo era l’unico ritornello che impegnava i Palazzi romani. Ora si tace. Oppure si rimanda a tempi migliori, perché adesso c’è da pensare alle elezioni regionali, al referendum, a come battere gli avversari considerati nemici.
Cosicché, il Paese continua a sprofondare. L’Italia, nel secondo trimestre, ha battuto un record: il Pil è sceso del 12,8%. Il ministro delle finanze Roberto Gualtieri dice che non bisogna preoccuparsi, che la situazione è sotto controllo. Queste sono chiacchiere, la realtà è diversa.
Ecco perché gli italiani vorrebbero che i politici invece di litigare per questioni di cortile pensassero più a come far rinascere il Paese. Ad esempio dove sono finiti i 36 miliardi del Mes, il salva Stati che avrebbe potuto riassettare la nostra sanità colpita gravemente dal virus?
E dove ancora i 200 e passa miliardi del Recovery Fund? Non se discute più. È come se vivessimo nell’oro e le casse dello Stato fossero piene e non vuote come in realtà sono.
Una economia malata
Eppure questa Italia va ricostruita. Già prima del Covid19, la nostra economia era malata, aveva bisogno di una terapia d’urto. Figurarsi dopo la pandemia. Infatti, all’indomani della frenata del virus, tutti i problemi vertevano sulla maniera in cui si sarebbero dovuti spendere questi benedetti soldi di Bruxelles.
Ora è silenzio. Non ne parla più il presidente del Consiglio divenuto improvvisamente taciturno (sono dodici giorni che non apre bocca, dicono gli statistici). Non ne parlano più i ministri interessati. Non ne parla più nemmeno il Governo andato tranquillamente in ferie perché agosto è un mese sacrosanto per le vacanze.
Tutte le discussioni, le polemiche, le divisioni, gli accordi sottobanco sono all’ordine del giorno, mentre di danaro non si discetta più. D’accordo, ci sono problemi impellenti che si chiamano scuola e migranti, però l’economia non è da sottovalutare.
Ricostruzione, non se ne parla più
Il premier lo sa e lo sanno anche i suoi più stretti collaboratori. Purtroppo, le altre urgenze premono e così la ricostruzione finisce in secondo piano.
Qualche buona notizia comunque circola. Sui trasporti si è trovato un accordo :“saliranno a bordo” (la definizione è di un giornale stamane in edicola) l’ottanta per cento dei giovani. Mentre in classe si potrà stare senza la noia della mascherina.
Per i migranti, si cerca di coinvolgere l’Europa perché l’Italia non riesce più ad ospitare le migliaia di profughi che sbarcano in Sicilia. Conte ha convocato il governatore dell’isola e il sindaco di Lampedusa per discutere del problema e cercare d’accordo una soluzione.
Ieri il Covid ha registrato un’altra pausa positiva. I nuovi casi sono scesi sotto quota 1.000 e gli scienziati hanno tirato un sospiro di sollievo.
Un’altra lieta notizia riguarda il calcio, in particolare i tifosi della Roma. In una intervista che appare oggi su Repubblica, Francesco Totti parla del futuro e dice: “Tornare tra i giallorossi? Sarebbe per me un sogno. In questa città ero considerato un re. Poi è arrivato un signore (che ha gettato la spugna) ed io spero che qualcuno si ricordi chi è stato Totti per la Capitale”.