ROMA – Un certificato antipedofilia che testimoni che a carico di chi lavora con i bambini, dai docenti ai catechisti e ancora allenatori, non ci siano condanne per reati contro i minori. Prostituzione e pornografia minorile, pornografia virtuale, turismo sessuale e adescamento di minorenni: questi solo alcuni dei reati che non dovranno comparire nel certificato se si vuole poter lavorare in una scuola.
La nuova direttiva arriva dall’Unione europea e presidi e dirigenti scolastici dovranno applicarla già da lunedì 7 aprile ai propri dipendenti, spiega Salvo Intravaia su Repubblica, ma il certificato interesserà tutti i lavoratori a contatto con minori, dai catechisti e i volontari delle associazioni agli allenatori di società sportive:
“La stragrande maggioranza dei 7 milioni e mezzo di alunni delle scuole nostrane – dai due anni e mezzo della scuola materna ai 18 o 19 anni dell’ultimo anno della scuola superiore – sono infatti minorenni. E poco importa se si tratta di bambini o ragazzi”.
E il provvedimento vuole evitare errori del passato:
“In passato, si è già verificato che docenti o collaboratori scolastici già condannati per reati connessi con la pedofilia sono rimasti a lavorare a scuola per anni prima che qualcuno si accorgesse dell’anomalia. Il provvedimento mira anche a evidenziare eventuali “sanzioni interdittive” già irrogate a carico dei lavoratori che hanno contatti con minori”.
Per i supplenti e i docenti a richiedere il certificato penale saranno i presidi:
“Il dirigente scolastico che fra tre giorni non avesse provveduto a richiedere i certificati del casellario giudiziario di tutti gli insegnanti e di tutti i bidelli della scuola, se colto in fallo da un eventuale controllo, rischia una sanzione amministrativa che oscilla tra i 10mila e i 15mila euro”.
I dubbi però restano su come procedere, almeno a scuola:
“Il personale tecnico e amministrativo è anch’esso soggetto alla norma? Quanto costerà ai dirigenti scolastici richiedere tutte le certificazioni in questione? E’ previsto un finanziamento ad hoc o i dirigenti scolastici saranno costretti ad aumentare il “contributo volontario” richiesto alle famiglie?”.
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