E’ ”sereno” Totò Cuffaro dopo la sua prima notte passata in cella. Gli amici dell’ex senatore, condannato ieri a sette anni per favoreggiamento di Cosa Nostra e consegnatosi immediatamente a Rebibbia, raccontano che la sua intenzione era di partecipare alla prima messa della mattina e ”quindi sarà stato di sicuro nella cappella. Ha passato una notte tranquilla”, assicurano. L’ex governatore della Sicilia si trova al piano terra del penitenziario romano, in una cella singola nel reparto ‘prima accoglienza’, in attesa di una sistemazione definitiva. In carcere ha portato con sè l’immagine della Madonna di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, il vangelo secondo Matteo e qualche libro, come ‘La fattoria degli animali’ di Orwell.
Ma ”già ieri Cuffaro aveva lasciato ai parenti un elenco di volumi, soprattutto romanzi, che vuole leggere”, hanno riferito gli amici. Li riceverà la prossima settimana, quando potrà avere i primi colloqui con i familiari. A tenere banco, intanto, anche oggi, sono i commenti sul modo con cui Cuffaro ha accettato la condanna e affrontato la detenzione. A sottolinearne la ”dignità del contegno in tutti questi anni e da ultimo proprio ieri” è stato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che comunque ha respinto ogni parallelismo con la vicenda di Berlusconi, che non andrà dai pm (”lui è stato condannato in via definitiva, il premier è soltanto indagato”). Un confronto che viene invece proposto dall’altra parte dello schieramento da chi, come Orazio Licandro della Federazione della Sinistra, sottolinea ”la distanza siderale” tra Cuffaro e coloro che ”al Senato, al governo nazionale o regionale, strillano istericamente al complotto comunista e delle toghe rosse”.
Per questo, il comportamento dell’ex governatore ”merita un giusto apprezzamento”. E’ solo in parte d’accordo Antonio Di Pietro, che osserva: ”Poveraccio quel Paese in cui ci si deve stupire se un politico condannato, invece di gridare che i magistrati sono dei farabutti e di denunciare complotti contro di lui, ha dichiarato, dopo una condanna definitiva a 7 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia, di rispettare la magistratura e, invece di darsi alla fuga, si è andato a costituire al carcere di Regina Coeli”. Lo stesso leader dell’Idv però sottolinea che, ”in attesa di verificare la bontà delle intenzioni di Cuffaro, bisogna riconoscergli un rispetto delle istituzioni che è mancato e manca ad altri politici pure finiti sotto inchiesta e soprattutto manca al Presidente del Consiglio Berlusconi”.