Il Corriere della Sera: “Si vota, ma senza l’articolo 18”. Perché non sia una Fornero bis, editoriale di Dario Di Vico:
Una battaglia politica vera merita una conclusione trasparente. Il presidente del Consiglio ha voluto sfidare il sindacato e la sinistra pd sui temi del lavoro e per farlo ha sposato quasi per intero le idee e le elaborazioni di due castigamatti del laburismo italiano, Pietro Ichino e Maurizio Sacconi. In più ha scelto di mettere la fiducia sul Jobs act violando la consuetudine non scritta secondo la quale sui temi del mercato del lavoro non si operano strappi parlamentari. A questo punto sarebbe paradossale che dopo aver infranto tutti questi tabù il risultato concreto dell’iniziativa di Matteo Renzi, ovvero la nuova legge, fosse confuso, indefinito e replicasse gli errori della riforma Fornero che pure si era misurata con il superamento dell’articolo 18. L’opinione pubblica europea non capirebbe e sarebbe portata a considerarla l’ennesima vittoria del bizantinismo politico italiano, anche se in una forma forse inedita: un premier decisionista che vara una legge pasticciata. Ci sarà tempo per vedere e valutare quali saranno le formulazioni finali e che sorte sarà riservata ai licenziamenti disciplinari, ma più si ridurrà l’area dell’incertezza e della discrezionalità dei giudici meglio sarà per tutti. Almeno non ci saremo divisi invano.
La Repubblica: “Renzi, sgravi per chi assume. Fiducia, oggi battaglia in aula”.
La Stampa: “Incentivi sui nuovi contratti”.
Il Fatto Quotidiano: “Renzi spacca i sindacati. Ma va giù nei sondaggi”.