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Diabete, controllare il livello glicemico con le nuove tecnologie. A che punto siamo? La parola ai medici

di redazione Blitz |19 Febbraio 2021 15:47

Diabete, nuove tecnologie aiutano a controllare livelli glicemici e semplificano la vita ai pazienti (foto Ansa)

Diabete, nuove tecnologie permettono di semplificare la vita ai pazienti e le metodologie di controllo dei livelli glicemici assicurando maggior aderenza alle terapie che in questo modo non interferiscono con la quotidianità.

Il professor Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma, spiega all’agenzia Dire che in questo modo si riesce ad “avvicinare il diabetologo al proprio paziente”. 

Per farlo, secondo Lenzi, sono un fattore critico di successo proprio “le nuove tecnologie in questo senso possono giocare un ruolo centrale, consentendo di superare alcuni ostacoli tipici della gestione di una patologia cosi’ complessa e ad elevata prevalenza come il diabete”.

Diabete, l’intervento del professor Lenzi al Dialogue meeting web

Andrea Lenzi è intervenuto al Dialogue meeting web promosso dalla rivista di politica sanitaria “Italian Health Policy Brief”.

Al centro dell’incontro, in particolare, I nuovi sistemi che consentono di misurare i livelli glicemici in continuo (FGM) e a distanza (CGM), semplificando “non poco la vita dei pazienti” che devono controllarli più volte nel corso della giornata.

Tali strumenti, in grado di “migliorare l’aderenza terapeutica, la qualità di vita dei pazienti ma anche di contenere i costi di gestione della patologia”, di recente sono stati anche oggetto di un ‘Expert Paper’ che ha coinvolto I massimi esperti della diabetologia e dell’endocrinologia nazionale.

“Pazienti diabetici vivono in condizione di forte disagio”

“I pazienti diabetici vivono una condizione di forte disagio che impatta fortemente sulla qualità della loro vita nel timore di essere esposti a crisi ipoglicemiche che possono comportare anche urgenti ricoveri ospedalieri”.

A spiegarlo è Lina Delle Monache, consigliera nazionale della Fand (Federazione associazione nazionale diabetici).

Quindi è fondamentale facilitare “l’accesso a nuove tecnologie che semplifichino le metodologie di controllo dei livelli glicemici, assicurino maggior aderenza alle terapie e non interferiscano con la quotidianità”.

Nel corso del meeting il tema del monitoraggio in remoto e in continuo dei livelli glicemici è stato affrontato nella logica dell’efficientamento dei servizi sanitari.

L’efficentamento dovrà “sempre più poggiare sul pilastro della telemedicina” ma che “non potrà affermarsi se verranno meno – è stato rilevato da più parti – le necessarie scelte di politica sanitaria” e se “non saranno superate le disomogeneita’ assistenziali che ancora caratterizzano i diversi servizi sanitari regionali”.

Secondo gli esperti ci sono dunque “ancora troppe lacune” pur tra alcune “lodevoli eccezioni quali, ad esempio, quello della Regione Sardegna, che sta prevedendo nella propria legge finanziaria, in fase di approvazione, stanziamenti per nuovi sensori da braccio” per tutti i pazienti diabetici in terapia multi-iniettiva.

“Guardo con estremo interesse al tema delle nuove tecnologie per il controllo dei livelli glicemici, anche come vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale Comuni Italiani” ha commentato l’onorevole Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità  Diabete.

Diabete, comuni nuovo orizzonte della telemedicina

I comuni, per Pella sono “un segmento importante del nuovo orizzonte della telemedicina, cui tutti dobbiamo guardare con grande attenzione e crescente impegno per assicurare quell’equità  assistenziale che è doveroso perseguire”.

“Il territorio nazionale è composto da ben 6mila piccoli comuni, molti dei quali nelle aree interne e rurali e, anche in questi contesti, le risposte sanitarie potranno essere migliori grazie a queste importanti innovazioni”.

Secondo la vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità della Camera, Rossana Boldi, le scelte politiche in sanità  devono infine mirare “anche a rendere la vita dei pazienti il più normale possibile e le nuove tecnologie anche in questa logica possono avere un ruolo centrale.

“Gli eventuali maggiori costi che a queste possono essere associati vanno considerati con capacità  prospettiche, nel senso della necessità di valutare anche le complicanze della patologia diabetica che sono in grado di evitare”, ha concluso.

Diabete malattia poveri, prevalenza 7% in periferie romane, 5% nei quartieri di lusso

“l diabete è la malattia dei poveri  perché purtroppo incide l’assunzione di cibo meno adeguato e controllato”.

“Basti pensare che a Roma abbiamo una prevalenza della patologia del meno del 5% al centro di Roma, nelle zone cosiddette ‘di lusso’, mentre la prevalenza arriva a sfiorare il
7% nelle periferie romane”.

A dirlo è sempre il professor Andrea Lenzi durante il meeting.

 “In realtà questo accade per molte patologie croniche in sei o sette fermate di metro a Roma, così anche a Parigi o New York, c’è molta differenza nell’incidenza di queste malattie, compreso appunto il diabete”.

Ma come si ‘arriva’ ad educare le persone a mangiare bene?

Ma come si ‘arriva’ ad educare le persone a mangiare bene?

“Una delle tante cose che ci ha insegnato questa pandemia- risponde il professor Lenzi alla Dire- è  che c’è bisogno di fare educazione sanitaria nelle scuole, dove dovremmo anche imparare che forse è meglio mangiare un cibo un po’ piu’ sano e fare quei famosi ’10mila passi’ al giorno per ottenere qualche risultato”.

Dunque bisognerebbe insegnare agli studenti a mangiare bene, in maniera tale che poi possano loro stessi trasferire quelle buone norme alimentari in famiglia. È cosi’? “E’ tanto vero questo che alla Sapienza abbiamo appena ‘costruito’ un corso in Gastronomia – fa sapere infine Lenzi – legato sostanzialmente alla ristorazione collettiva” (fonte: Agenzia Dire).

 

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