Vacanze/ La grande partenza. Con qualche grado in più e qualche euro in meno. Ossevatorio dice: 12 milioni, due in meno. Telefono Blu: 15 milioni, tre in meno. Ma come fanno a contarci prima che ci muoviamo?

Pubblicato il 31 Luglio 2009 - 15:45 OLTRE 6 MESI FA

Fantastici anzi pieni di fantasia sono questi “Osservatori” e “Telefoni” che ci dicono quel che facciamo prima ancora che lo facciamo. Peccato che lavorino appunto di fantasia. Producono fantacifre e giornali e Tg abboccano. A quel punto la fantacifra diventa “notizia” e l’Osservatorio o il Telefono diventano “fonti”. Un gioco innocuo, che serve a far campare qualche aziendina. Niente di male, ma niente di vero. Dice dunque “L’Osservatorio di Milano” che nel week-end della grande partenza estiva otto milioni di auto si mettono in moto, un milione di italiani sale sul treno e in tutto fanno dodici milioni che vanno in vacanza. Otto più uno farebbe nove, gli altri tre vanno in aereo, a piedi, in pullman? Oppure in auto con il conducente? Tre diviso otto fa quattrocentomila, quindi quattrocentomila macchine con un passeggero. Gli altri tutti solitari? Misteri dell’aritmetica da Osservatorio.

Non basta, quello di Milano, per bocca del suo direttore, Massimo Todisco, calcola e informa: quest’anno partono due milioni di italiani in meno, causa crisi economica. Uno si chiede come abbiano fatto a contarci prima ancora che ci siamo mossi. Non sarebbe umanamente possibile, a meno di una convenzione nazionale con i portieri di tutti i palazzi e con l’immancabile coinquilina che conosce i fatti di tutti perché mai si fa i suoi. Però avranno i loro metodi che un uomo comune non riesce a immaginare, la scienza è scienza, non si discute. Quindi dodici milioni in partenza e due in meno dell’anno scorso, l’ha osservato l’Osservatorio che ha il cannocchiale sul futuro.

Quindi neanche per sogno, perché Telefono Blu dice che i partenti sono quindici milioni e che parte più gente dell’anno scorso. Addirittura tre milioni in più. E qual è il motivo per cui partono in più? Lo stesso secondo il quale, a dire dell’Osservatorio, due milioni restavano a casa: la crisi economica. Per l’Osservatorio la crisi ferma la spesa per le vacanze, per Telefono Blu la crisi genera prezzi più bassi e quindi invoglia alla partenza. A chi credere, al cannocchiale dell’Osservatorio o al Telefono che forse appunto telefona a milioni di italiani? Qualcuno disse una volta più o meno: Signore, perdonali perché non sanno quello che dicono…

L’unica cosa vera e concreta è che questo tra luglio che muore e agosto che nasce è il week-end della grande partenza. In autostrada, ovviamente, dove l’Anas giura non vi sarà cantiere a bloccare il traffico, tranne quella cinquantina “strutturali”. In treno, dove Trenitalia giura non vi saranno ritardi e problemi, tranne l’acqua minerale che non si vende più in carrozza, i carrelli portabagagli svaniti dalle stazioni, l’aria condizionata a singhiozzo, i bagni intasati e i convogli Tav che appena vanno sotto l’Appennino si perdono il collegamento con il satellite (camminano così) e quindi si fermano per “resettare”. In aereo dove il bagaglio a mano è l’unica assicurazione perché un volo di un’ora non duri tre nell’attesa della restituzione.

Grande partenza con un caldo che si muore. Grande partenza riducendo il numero dei giorni medi di vacanza e la distanza del viaggio. Ma questo si sapeva da anni e non c’era bisogno di Osservatori e Telefoni. Grande partenza in cui a volerla guardare davvero si mostra come è fatta socialmente l’Italia: dieci milioni abbondanti di persone senza nessun problema economico che possono spendere e spendono anche in tempo di crisi. bastano e vanazano a riempire i posto che costano. E poi una ventina di milioni di italiani che in vacanza va ma può spendere meno e prova a spendere meno. E venti milioni che restano a casa non perchè sono pigri. A proposito di soldi, quel che l’Osservatorio non vede e il Telefono non dice è che le vacanze in Italia sono le più costose al mondo. E neanche ti trattano con gentilezza. Poi, avrebbe detto Totò, dice che i giapponesi si buttano altrove.