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Gambero della Louisiana “killer” invade le risaie vercellesi

di Warsamé Dini Casali |22 Luglio 2016 9:35

Gambero della Louisiana “killer” invade le risaie vercellesi

ROMA – Gambero della Louisiana “killer” invade le risaie vercellesi. Non ci è arrivato da solo nelle nostre risaie del vercellese: il gambero della Lousiana fu importato in Italia per scopi alimentari, non si conoscevano però alcune sue prerogative che ne fanno un animaletto killer. Quando i recinti non sono stati più impermeabili ci si è accorti che, rosso, corazza robusta e chele appuntite, assorbe sostanze tossiche e uccide i suoi simili, provocando disastri per l’ecosistema.

Tra gli acquitrini delle risaie si trova bene come nelle paludi della Lousiana: il suo quartier generale si trova nei fossetti che delimitano le coltivazioni di riso, sua missione è far strage dei concorrenti autoctoni e di altre specie che uccide in culla, per così dire, facendo scorpacciate di uova, per esempio delle rane.

“I killer sono ben diversi dall’unica specie piemontese di gambero da fiume – spiega Raffaella Pagano, responsabile dell’ufficio Biodiversità della Provincia di Vercelli, alla Stampa -. Quest’ultima è di colore bruno, ha una taglia più piccola che va dai 6 agli 8 centimetri, non inquina, non mette a repentaglio le specie autoctone e predilige l’acqua limpida. Il gambero della Louisiana è molto più grosso, arriva fino ai 20 centimetri di lunghezza, è squadrato e con spine, rende l’acqua torbida, favorisce la crescita di un’alga infestante, è portatore sano della peste del gambero che uccide la specie autoctona, depone fino a 500 uova l’anno, è resistente a tutto, anche agli inquinanti”.

Ma almeno sono buoni? Lo sarebbero, non hanno un gusto tanto diverso da quello dei gamberetti nostrani: il problema è che ti ritroveresti nel piatto e poi in circolo metalli pesanti e tossici come nichel, zinco e piombo. Rimedi? L’uomo può costruire gabbie contenitive più efficaci, anguille, lucci e aironi – se tornassero –                 provvederebbero a ristabilire una catena alimentare più sostenibile per questo habitat.

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