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Pesce leone invade la Florida: ristoranti “salveranno” l’ecosistema

di admin |14 Ottobre 2014 2:15

Pesce leone (Foto LaPresse)

MIAMI – Un pesce brutto, cugino dello scorfano, ma estremamente buono e che in appena 30 anni ha letteralmente invaso i fondali della Florida. Impossibile da pescare all’amo: l’unico modo per salvare le specie autoctone dall’invasione di questa specie aliena, che arriva dall’oceano Indiano, è quella di armarsi di fucile subacqueo o di apposite reti per pescarlo.

A salvare la situazione, secondo le autorità americane, dovranno essere i ristoranti: aumentando la richiesta di questo pesce, dalle carni deliziose, sarà incrementata la pesca e magari ridotto il numero di esemplari che infestano le coste della Florida, del golfo del Messico, dei Caraibi e di parte del Sud America.

Il pesce leone infatti si stabilì in quelle coste circa 30 anni fa, ma a partire dal 2005 la situazione è fuori controllo e l’invasione è totale, tanto che sta mettendo a rischio l’ecosistema di quei luoghi e uccidendo le specie autoctone.

Fermare l’invasione al momento sembra impossibile, spiegano i biologi marini della Florida che tengono sotto stretta osservazione la crescita demografica dell’invasore. Dal 1° agosto la Florida Fish and Wildlife Conservation Commission ha votato una nuova legge che vieta l’importazione di questo pesce, un’ordinanza che sottolinea come il problema dell’invasione sia molto più serio di quanto si potrebbe pensare.

Lad Akins, direttore del progetto speciale per la Reef Environmental Education Foundation, ha spiegato:

“L’eradicazione non è sul tavolo, ma il controllo locale sembra essere efficace. Questi pesci sono quello che molte persone definiscono un perfetto esempio di vicino invadente”.

Capire come eradicarlo e porre fine all’invasione, spiega il New York Times, è insieme un esercizio di immaginazione e frustrazione: in un solo giorno, ad esempio, 22 sub texani si sono immersi in Florida e hanno pescato ben 573 esemplari.

E se l’importazione è stata bloccata e la pesca a strascico è esclusa per questa specie, particolarmente resistente e che vive sui fondali, l’approccio “gourmet” al momento sembra essere quello più accreditato.

Il pesce leone non solo ricorda il nostrano scorfano in “bruttezza”, ma anche in bontà. Le sue carni sono pregiate e molti ristoranti della Florida sono disposti a pagare per portare in tavola questo pesce.

La soluzione al problema dunque potrebbe essere incentivare la richiesta di mercato delle sue carni: se i ristoratori, spiegano le autorità statunitensi, cominciassero a chiederlo più insistentemente ai pescatori, il pesce leone diverrebbe una preda ambita e in breve tempo si potrebbe controllarne l’espansione.

Come per ogni “banale” risoluzione, esiste comunque un risvolto della medaglia da non sottovalutare, come spiega Maia McGuire, biologa marina dell’Università della Florida:

“La parte difficile è pescarli. I pescatori in genere usano filo e amo, ma con i pesci leone non si è rivelata una tecnica efficace. I sub dovrebbero pescarli col fucile, uno ad uno. Un lavoro intenso e che richiede non solo pescatori subacquei, ma attrezzature specifiche e barche apposite”.

Ma anche stanarli non è facile: i pesci infatti si annidano sui fondali, a profondità anche di 1000 piedi, ben difficili da raggiungere anche per un sub esperto. L’altra soluzione sarebbe usare delle trappole o delle reti progettate appositamente per la pesca di questi pesci.

Matthew Johnson, ricercatore della Nova Southeastern University in Florida, spiega:

“Le specie locali non riconoscono il pesce leone come un potenziale predatore e specialmente i pesci giovani finiscono mangiati”.

D’altronde il pesce leone è in grado di mangiare dai 50 ai 60 pesciolini al giorno, creando delle riserve di grasso che gli permettono di digiunare e sopravvivere per tempo senza mangiare.

Un motivo in più perché l’estinzione per cause naturali sia da escludere, senza contare che ogni femmina del pesce leone si riproduce ogni 4 giorni, arrivando a deporre ben 2 milioni di uova l’anno. Senza una strategia precisa, dunque, la specie aliena vincerà sulle autoctone e stavolta la sfida al contenimento passerà dalle tavole dei ristoranti.

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