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San Vitaliano Comune più inquinato d’Italia. Pizza vietata

di Maria Elena Perrero |21 Dicembre 2015 9:50

(Foto d’archivio)

SAN VITALIANO (NAPOLI) – La Pechino d’Italia in fatto di smog si chiama San Vitaliano, un Comune di seimila abitanti in provincia di Napoli. Qui a produrre uno smog che supera quello di Milano, con 113 giorni di sforamento nel 2015 contro gli 86 del capoluogo lombardo, sarebbero i forni a legna delle pizzerie. Questa, almeno, è la convinzione del sindaco, Antonio Falcone, che ha stabilito che o i pizzaioli si riforniranno subito di impianti per abbattere le emissioni di polveri sottili “ai limiti inferiori del 10% rispetto a quelli autorizzati”, riferisce Chiara Graziani sul Mattino, oppure metterà i sigilli ai forni.

Nel mirino del sindaco non solo le pizze ma anche il pane. Tutto quello che, insomma, viene fatto nei forni a legna o a carbone: vietati fino al 31 marzo. Si potrà tornare a panificare e a cuocere nei forni tradizionali a primavera, ma dal 15 novembre 2016 il divieto scatterà di nuovo.

Del resto oltre oceano ci hanno già pensato. A New York, nell’artistico quartiere di Brooklyn, c’è una pizzeria, la Grimaldi, il cui vanto, oltre ad un’ottima pizza, è di cuocerla con un forno a carbonella, amico dell’ambiente si potrebbe dire. Ma i pizzaioli napoletani non sembrano dello stesso avviso.

LA TESTIMONIANZA – La misura, naturalmente, non piace ai pizzaioli. Come Massimiliano Arrichiello, titolare della Taverna 191 sulla via Nazionale delle Puglie, che commenta al Mattino:

“Allucinante. E ridicolo. Non vogliono che vendiamo pizza? Nessun problema. Il mio ristorante non ne serve più di trenta-quaranta al giorno, oltre alla normale ristorazione. Siamo noi i colpevoli del disastro? Chiuderemo il forno. Io, comunque, un impianto di abbattimento ce l’ho”.

 

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