«Ma possibile che la vita per il Tg1 debba finire a 40 anni? Se è vero che il telegiornale della principale rete pubblica cresce negli ascolti dei giovani, chi pensa ai tanti utenti di mezza età e anziani che comunque pagano il canone? E non capiamo nemmeno tutto questo scalpore attorno alle dichiarazioni della Busi».
Lo afferma una nota dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. «Forse siamo abituati al vecchio Tg1 di qualche anno fa e non ci arrendiamo a questa sorta di “giovanilismo” dell’informazione – continua la nota -. E poi che cosa c’entra il marketing? Perché tirare in ballo la pubblicità? Queste cose non dovrebbero avere nulla a che fare con il giornalismo, basta dare un’occhiata alla carta dei diritti e dei doveri del giornalista», conclude l’Aiart.